domenica 31 gennaio 2016

Leggiamo il Vangelo «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria.». (Lc 4,21-30 ) 31 Gennaio 2016

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Alleluia, alleluia. 

Il Signore mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione.

Alleluia.

VANGELO
Gesù come Elìa ed Eliseo è mandato non per i soli Giudei.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 4,21-30  

In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».

All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Parola del Signore



Salvaci, Signore Dio nostro,
e raccoglici da tutti i popoli,
perché proclamiamo il tuo santo nome
e ci gloriamo della tua lode.
(Sal 105,47)


PRIMA LETTURA
Ti ho stabilito profeta delle nazioni.

Dal libro del profeta Geremìa
Ger 1,4-5.17-19  

Nei giorni del re Giosìa, mi fu rivolta questa parola del Signore:

«Prima di formarti nel grembo materno,
ti ho conosciuto,
prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato;
ti ho stabilito profeta delle nazioni».
Tu, dunque, stringi la veste ai fianchi,
àlzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò;
non spaventarti di fronte a loro,
altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro.
Ed ecco, oggi io faccio di te
come una città fortificata,
una colonna di ferro
e un muro di bronzo
contro tutto il paese,
contro i re di Giuda e i suoi capi,
contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese.
Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno,
perché io sono con te per salvarti».

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 70 (71)

R. La mia bocca, Signore, racconterà la tua salvezza.

In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso.
Per la tua giustizia, liberami e difendimi,
tendi a me il tuo orecchio e salvami. R. 

Sii tu la mia roccia,
una dimora sempre accessibile;
hai deciso di darmi salvezza:
davvero mia rupe e mia fortezza tu sei!
Mio Dio, liberami dalle mani del malvagio. R. 

Sei tu, mio Signore, la mia speranza,
la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza.
Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno. R. 

La mia bocca racconterà la tua giustizia,
ogni giorno la tua salvezza.
Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito
e oggi ancora proclamo le tue meraviglie. R.

SECONDA LETTURA
Rimangono la fede, la speranza e la carità;
ma la più grande di tutte è la carità.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
1Cor 12,31 - 13,13  

Fratelli, desiderate intensamente i carismi più grandi. E allora, vi mostro la via più sublime.

Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita.

E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. 

E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe.

La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.

La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino.

Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!

Parola di Dio

mercoledì 27 gennaio 2016

Quando la famiglia è minacciata,quando un bambino diventa mezzo per soddisfare un bisogno,noi reagiremo!(GiovanniPaoloII, Washington 7 ottobre 1979)

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Per la sua attualità e per le ragioni in difesa della vita e della famiglia, rileggiamo l'omelia pronunciata da papa Giovanni Paolo II a Washington, il 7 ottobre 1979.



OMELIA DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II
Washington, Capitol Mall
7 ottobre 1979



Cari fratelli e sorelle in Gesù Cristo.


1. Un giorno Gesù, dialogando col suo uditorio, si trovò ad affrontare un tentativo da parte dei farisei che mirava a fargli approvare le loro opinioni sulla natura del matrimonio. Gesù rispose riaffermando l’insegnamento della Scrittura: “All’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto” (Mc 10,6-9).

Il Vangelo secondo Marco riporta subito dopo la descrizione di una scena a noi ben nota. Questa scena ci mostra l’indignazione di Gesù nel notare che i suoi discepoli cercavano di impedire che la gente portasse i propri bambini vicino a lui. E “disse: “Lasciate che i bambini vengano a me, e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio”... E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sul loro capo li benediceva” (Mc 10,14-16). Nel proporci queste letture, la liturgia odierna invita tutti noi a riflettere su tre temi strettamente connessi fra di loro: la natura del matrimonio, la famiglia e il valore della vita.

2. È per me una grande gioia fermarmi a riflettere con voi sulla parola di Dio che la Chiesa oggi ci propone, perché i Vescovi di tutto il mondo stanno discutendo sul matrimonio e sulla vita della famiglia in tutte le diocesi e nazioni. I Vescovi stanno facendo questo in preparazione al prossimo Sinodo mondiale dei Vescovi, che ha come tema: “Il ruolo della famiglia cristiana nel mondo contemporaneo”. E sono stati proprio i vostri Vescovi a designare il prossimo anno come anno di studio, pianificazione e rinnovamento pastorale della famiglia. Per varie ragioni vi è nel mondo un rinnovato interesse per il matrimonio, la vita della famiglia e il valore della vita umana.

Questa domenica segna il principio dell’annuale “Programma per il rispetto della vita”, grazie al quale la Chiesa degli Stati Uniti intende ribadire la propria convinzione dell’inviolabilità della vita umana in ogni sua fase. Rinnoviamo quindi, tutti insieme, il nostro rispetto per il valore della vita umana, memori che, attraverso Cristo, tutta la vita umana è stata redenta.

3. Non esito a proclamare dinanzi a voi e dinanzi a tutto il mondo che ogni vita umana – dal momento del suo concepimento e durante tutte le fasi seguenti – è sacra, perché la vita umana è creata ad immagine e somiglianza di Dio. Niente supera la grandezza o la dignità della persona umana. La vita umana non è soltanto un’idea o un’astrazione; la vita umana è la realtà concreta di un essere che è capace di amore e di servizio all’umanità.

Permettetemi di ripetere ciò che dissi nel corso del pellegrinaggio alla mia terra: “Se il diritto alla vita di una persona viene violato al momento in cui viene concepita nel seno materno, un colpo indiretto viene inflitto a tutto l’ordine morale, che ha per scopo i beni inviolabili dell’uomo. La Chiesa difende il diritto alla vita, non solo per rispetto alla maestà di Dio, primo Datore di questa vita, ma anche per rispetto al bene essenziale della persona umana” (Giovanni Paolo II, Allocutio, 8 giugno 1979).

4. La vita umana è preziosa perché è un dono di Dio il cui amore è infinito: e quando Dio dà la vita, la dà per sempre. La vita inoltre è preziosa perché è l’espressione e il frutto dell’amore. Questa è la ragione per cui la vita deve avere origine nel contesto del matrimonio e per cui il matrimonio e l’amore reciproco dei genitori devono essere caratterizzati dalla generosità nel prodigarsi. Il grande pericolo per la vita della famiglia in una società i cui idoli sono il piacere, le comodità e l’indipendenza, sta nel fatto che gli uomini chiudono il loro cuore e diventano egoisti. La paura di un impegno permanente può cambiare il mutuo amore fra marito e moglie in due amori di se stesso, due amori che esistono l’uno accanto all’altro, finché non finiscono nella separazione.

Nel sacramento del matrimonio, l’uomo e la donna – i quali nel Battesimo divennero membri di Cristo ed hanno il dovere di manifestare nella loro vita gli atteggiamenti di Cristo – ricevono la certezza dell’aiuto di cui hanno bisogno affinché il loro amore cresca in un’unione fedele e indissolubile e possano rispondere generosamente al dono della paternità. Come ha dichiarato il Concilio Vaticano II: “Per mezzo di questo Sacramento, Cristo stesso diviene presente nella vita dei coniugi e li accompagna, affinché possano amarsi a vicenda ed amare i loro figli, proprio come Cristo ha amato la sua Chiesa e ha dato se stesso per lei” (cf. Gaudium et Spes, 48; Ef 5,25).

5. Affinché il matrimonio cristiano favorisca il bene totale e lo sviluppo della coppia, deve essere ispirato dal Vangelo, e così aprirsi alla nuova vita, una nuova vita data e accettata generosamente. I coniugi sono anche chiamati a creare un’atmosfera familiare in cui i figli siano felici e vivano con pienezza e dignità una vita umana e cristiana.

Per poter vivere una vita familiare gioiosa si impongono sacrifici sia da parte dei genitori sia da parte dei figli. Ogni membro della famiglia deve diventare, in modo speciale, il servo degli altri, condividendo i loro pesi. È necessario che ognuno sia sollecito non solo per la propria vita, ma anche per la vita degli altri membri della famiglia: per i loro bisogni, le loro speranze, i loro ideali. Le decisioni riguardo al numero dei figli e ai sacrifici che ne derivano, non debbono essere prese solo in vista di aumentare i propri agi e mantenere un’esistenza tranquilla. Riflettendo su questo punto davanti a Dio, aiutati dalla grazia che viene dal Sacramento, e guidati dagli insegnamenti della Chiesa, i genitori ricorderanno a se stessi che è minor male negare ai propri figli certe comodità e vantaggi materiali che privarli della presenza di fratelli e sorelle che potrebbero aiutarli a sviluppare la loro umanità e realizzare la bellezza della vita in ogni sua fase e in tutta la sua varietà.

Se i genitori comprendessero pienamente le esigenze e le opportunità racchiuse in questo grande Sacramento, non mancherebbero di unirsi a Maria nell’inno di lode all’Autore della vita – a Dio –, che li ha scelti come suoi collaboratori.

6. Tutti gli esseri umani dovrebbero apprezzare l’individualità di ogni persona come creatura di Dio, chiamata ad essere fratello o sorella di Cristo in ragione dell’Incarnazione e Redenzione Universale. Per noi la sacralità della persona umana è fondata su queste premesse. Ed è su queste stesse premesse che si fonda la nostra celebrazione della vita, di ogni vita umana. Ciò spiega i nostri sforzi per difendere la vita umana contro qualsiasi influenza o azione che la possa minacciare o indebolire, come pure i nostri sforzi per rendere ogni vita più umana in tutti i suoi aspetti.

Quindi reagiremo ogni volta che la vita umana è minacciata. 

Quando il carattere sacro della vita prima della nascita viene attaccato, noi reagiremo per proclamare che nessuno ha il diritto di distruggere la vita prima della nascita.

Quando si parla di un bambino come un peso o lo si considera come mezzo per soddisfare un bisogno emozionale, noi interverremo per insistere che ogni bambino è dono unico e irripetibile di Dio, che ha diritto ad una famiglia unita nell’amore.

Quando l’istituzione del matrimonio è abbandonata all’egoismo umano e ridotta ad un accordo temporaneo e condizionale che si può rescindere facilmente, noi reagiremo affermando l’indissolubilità del vincolo matrimoniale. 

Quando il valore della famiglia è minacciato da pressioni sociali ed economiche, noi reagiremo riaffermando che la famiglia è necessaria non solo per il bene privato di ogni persona, ma anche per il bene comune di ogni società, nazione e stato (cf. Giovanni Paolo II, Allocutio in Audientia Generali, 3 gennaio 1979).

Quando poi la libertà viene usata per dominare i deboli, per sperperare le ricchezze naturali e l’energia, e per negare agli uomini le necessità essenziali, noi reagiremo per riaffermare i principi della giustizia e dell’amore sociale. Quando i malati, gli anziani o i moribondi sono abbandonati, noi reagiremo proclamando che essi sono degni di amore, di sollecitudine e di rispetto.

Faccio mie le parole che Paolo VI indirizzò l’anno scorso ai Vescovi Americani: “Inoltre siamo convinti che ogni sforzo fatto per salvaguardare i diritti umani attualmente benefica la vita stessa. Tutto ciò che mira ad abolire le discriminazioni di diritto o di fatto basate su razza, origine, colore, cultura, sesso o religione (cf. Paolo VI, Octogesima Adveniens, 16) è un servizio alla vita. Quando vengono promossi i diritti delle minoranze, quando vengono assistiti gli handicappati nella mente o nel fisico, quando sono ascoltati coloro che vivono ai margini della società: in tutti questi casi si rafforza la dignità della vita e la sacralità della vita umana... In particolare, ogni contributo per migliorare il clima morale della società, per arginare la permissività e l’edonismo, ogni assistenza data alla famiglia, che è la sorgente della nuova vita, sostengono effettivamente il valore della vita” (Paolo VI, Allocutio ad Archiepiscopos et Episcopos VI et VII Regionis pastoralis Foederatum Civitatum Americae Septentrionalis, occasione habita eorum ipsorum visitationis “ad limina”, 26 maggio 1978).

7. Molto resta da fare per poter aiutare coloro la cui vita è minacciata e ravvivare la speranza di quelli che hanno paura della vita. Si richiede coraggio per resistere alle pressioni e ai falsi “slogans”, per proclamare la dignità suprema di ogni vita, ed esigere che la società stessa la protegga. Desidero perciò rivolgere una parola di lode a tutti i membri della Chiesa Cattolica e delle altre Chiese cristiane, a tutti gli uomini e donne dell’eredità giudeo-cristiana, come pure a tutti gli uomini di buona volontà, affinché si uniscano in uno sforzo comune per la difesa della vita nella sua pienezza e per la promozione di tutti i diritti umani.

La nostra celebrazione della vita fa parte della nostra celebrazione dell’Eucaristia. Il Nostro Signore e Salvatore, per mezzo della sua morte e risurrezione, è diventato per noi “il pane di vita” e il pegno della vita eterna. In lui troviamo il coraggio, la perseveranza e l’inventività di cui abbisogniamo per promuovere e difendere la vita nelle nostre famiglie e nel mondo intero.

Cari fratelli e sorelle: abbiamo fiducia che Maria, la Madre di Dio e la Madre della Vita, ci darà il suo aiuto affinché il nostro modo di vivere rifletta sempre la nostra ammirazione e riconoscenza per il dono dell’amore di Dio che è la vita. Sappiamo che lei ci aiuterà ad usare ogni giorno che ci è dato come un’opportunità per difendere la vita prima della nascita e per rendere più umana la vita dei nostri fratelli, ovunque essi siano.

L’intercessione della Madonna del Rosario, la cui festa celebriamo oggi, ci ottenga di poter tutti pervenire un giorno alla pienezza della vita in Cristo Gesù nostro Signore. Amen.

Cardinale Angelo Bagnasco: «Famiglia patrimonio prezioso, prevalgano i diritti dei figli»

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«Famiglia patrimonio prezioso, 
prevalgano i diritti dei figli»
Angelo Bagnasco
25 gennaio 2016



Cari Confratelli,

questa è la prima convocazione del Consiglio Permanente dopo l’esperienza forte e feconda del Convegno ecclesiale, nel quale la Chiesa italiana ha meditato con attenzione sull’uomo e sulla sua vocazione in Cristo, alla riscoperta di un umanesimo più completo, di un’antropologia che, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, sia al tempo stesso più adatta alla sensibilità e alle circostanze odierne. E ciò affinché il Vangelo sia meglio accolto nel suo nucleo che è l’incontro con Cristo – “Abbiamo incontrato il Messia” (Gv 1, 41) – e nelle sue ricadute esistenziali.

L’eredità spirituale del Convegno di Firenze

Quelli di Firenze sono stati giorni di riflessione e confronto, a partire da un umile atteggiamento di ascolto della Parola del Signore, del Magistero papale, delle esperienze individuali e dei diversi punti di vista. In una parola, è stata un’esperienza di Chiesa – preparata per mesi – attraverso la quale abbiamo toccato la ricchezza e la bellezza della comunione, resa possibile e alimentata dallo Spirito.

La sinodalità, di cui tutti i partecipanti al Convegno hanno goduto, ne rappresenta il frutto più prezioso. Ed è la via che con forza continueremo a percorrere, come Chiesa italiana, a livello di singole comunità e Chiese particolari, nelle Conferenze Regionali e in quella Nazionale: tutti siamo posti sotto l’obbedienza di Cristo e al tempo stesso siamo spinti all’ascolto vicendevole, al discernimento comunitario e all’azione comune. In tal modo, obbedienza e corresponsabilità si illuminano e si completano a vicenda.

Nelle conclusioni del Convegno, alla luce delle indicazioni del Santo Padre e del ricchissimo materiale, ho tentato di raccogliere quattro temi connessi tra loro. Li presento alla condivisione e al discernimento di questo Consiglio, nella prospettiva della seconda parte del decennio. Anzitutto la missionarietà nella sua duplice forma – “programmatica e paradigmatica” – che sempre più deve dare forma ad ogni nostra azione ecclesiale, ed è il presupposto di ogni attività educativa, in quanto annuncia Cristo, fondamento, modello e pienezza dell’umano. La Chiesa è missionaria per sua natura: tale slancio va comunque rinvigorito e ringiovanito, in modo che essa resti sempre aperta e protesa verso tutti, mossa dal desiderio di portare ovunque il Vangelo. In secondo luogo, l’attenzione alla famiglia, perché le sia conferita la centralità che le spetta sia nella Chiesa, quale soggetto attivo dell’evangelizzazione, sia nella società. Mai dobbiamo dimenticare l’identità propria della famiglia e la sua importanza per la stabilità e lo sviluppo economico del Paese, nonché l’imprescindibile ruolo che riveste per l’educazione delle nuove generazioni.
Il terzo ambito è quello della scuola, il più ampio spazio sociale che ha il compito di affiancare la famiglia per coadiuvarla, secondo le proprie prerogative, nell’educazione dei figli. Essa deve essere maggiormente sostenuta e valorizzata, in modo che sempre meglio sia luogo di autentica formazione integrale e non solo di trasmissione di nozioni o capacità tecniche. Il mondo della scuola e quello della famiglia sono chiamati sempre più a interagire con rispetto e spirito costruttivo in ordine alla formazione integrale delle giovani generazioni. La Chiesa, animata dalla sua missione, è pronta a condividere il suo consolidato patrimonio educativo.
Infine, ma non ultima per importanza, c’è la cattedra dei poveri, nei quali il Signore si rende presente in modo singolare e dai quali, servendo, a qualunque età siamo ricondotti all’essenziale, e a riconoscerci poveri noi stessi.
A Firenze ci ha richiamato all’opzione preferenziale per i poveri lo stesso Santo Padre, insieme al compito – come Chiesa italiana – di mantenere vivo il dialogo e il confronto con le diverse culture presenti sul nostro territorio. «Mi piace una Chiesa italiana inquieta – ci ha detto – sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero – ha aggiunto – una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà». Sentiamo ancora in noi il calore e l’intensità con cui ci ha indicato questa meta alta: tenerla come riferimento costante e normativo, ci aiuterà a verificare le scelte pastorali delle nostre Diocesi come dell’intera nostra Conferenza.

L’Anno della Misericordia

Un motivo di crescita individuale e comunitaria ci è offerto dall’Anno Santo in corso. Papa Francesco l’ha indetto sulla scorta dell’intuizione e della profonda persuasione che solo alla scuola della misericordia – comandamento e cuore stesso di Dio – il nostro mondo può ritrovare la speranza e percorrere la via della pace. Senza misericordia, ci si affida a una giustizia solo formale che non rende ragione dei bisogni più profondi dell’uomo e, al più, dà a ciascuno il suo senza tenere conto del bisogno di comprensione, di amicizia e di perdono, radicato nel cuore di ogni persona. Il Giubileo della misericordia ci insegni, quindi, a guardare le persone e le cose con occhi di bontà, sapendo che, così, le comprenderemo più a fondo, poiché la benevolenza si avvicina alla verità molto più del rancore o dell’indifferenza. Le nostre comunità divengano sempre più luoghi ospitali e accoglienti, in cui le inevitabili e salutari differenze sono occasione di crescita, e non di divisione.
Siano valorizzate in tutte le diocesi le Porte Sante. Anche questo aspetto peculiare del Giubileo è stato caratterizzato dalla sapienza pastorale del Papa. Egli ha stabilito che ogni Chiesa particolare abbia almeno una Porta Santa nella sua Chiesa Cattedrale, per rendere evidente che – direbbe Gesù alla Samaritana – Dio non lo si adora in un posto più che in un altro, poiché egli cerca adoratori in Spirito e verità. E per ricevere misericordia e donarla a propria volta, si deve servirlo nel luogo in cui ci ha posti, e amarlo nelle persone che abbiamo a fianco. Tale decentramento, che raffigura l’universalità del dono di Dio, ha caratterizzato questo tempo di grazia fin dall’apertura della prima Porta Santa, a Bangui, che Papa Francesco ha definito come la capitale spirituale del mondo. Questo gesto, tanto significativo, ci insegna che il centro sta dove abita Dio, e che egli dimora anzitutto negli ultimi. Tale consapevolezza, che l’Anno santo ci aiuta a mantenere viva, sia una fonte perenne di conversione, rinnovamento e crescita in ogni attività ecclesiale e nella missione evangelizzatrice.

Pastori e cittadini

In quanto cittadini e Pastori sentiamo il dovere di esprimere alcune meditate considerazioni sul momento storico che la nostra società sta attraversando. Ogni nostra parola, come sempre, vuole essere rispettosa dei ruoli, e ha lo scopo di contribuire alla difficile costruzione del bene comune: nasce dall’amore per il nostro Paese e dalla missione di servire anche dando voce alle preoccupazioni della gente comune, accanto alla quale abbiamo la grazia di vivere.
Continuano – con alcune alternanze - voci autorevoli circa la ripresa complessiva dell’economia: ce ne rallegriamo, ma siamo quotidianamente testimoni che, nelle nostre parrocchie e comunità, le ricadute sul piano concreto non si notano ancora. Condividiamo l’umiliazione di giovani che bussano invano alla porta del lavoro e, quindi, non riescono a farsi una famiglia; sentiamo la sofferenza – non di rado sul filo dello scoraggiamento e della resa – di adulti che, dopo aver perso l’occupazione, da anni resistono grazie a lavori occasionali o alla provvidenza dei nonni. Veramente chi non ha lavoro sente di perdere anche la propria dignità! A costoro – che sono folla – diciamo sommessamente di non arrendersi, che la Chiesa è vicina; che insieme cerchiamo strade non solo di immediato sostegno, ma anche di nuove opportunità lavorative. 
Gli sforzi che la comunità cristiana compie, e che negli ultimi anni si sono giustamente moltiplicati, sono grandi; ma siamo coscienti dei limiti e dei compiti che abbiamo, consapevoli che la prima responsabilità di creare lavoro e occupazione è altrove. Comunque, continueremo a tentare ogni via che l’amore a Cristo e alla gente ci suggerisce possibile, alla luce della misericordia e delle sue opere. Anche sul piano della solidarietà sociale, vediamo una contrazione preoccupante a diversi livelli, con indigenti di ogni tipo: bambini e anziani, donne e uomini. Purtroppo – e non è una sorpresa – aumentano anche il disagio psico-relazionale e gli stati ansiosi dovuti alla preoccupazione per il futuro dei figli, e ciò accresce le difficoltà nei rapporti familiari, nonché nella possibilità di trovare e di tenere il lavoro.
Mi si permetta ora di ricordare alcuni dati che descrivono una certa realtà che non deve diventare invisibile agli occhi di nessuno: cifre che aiutano la percezione delle cose e la direzione dell’impegno. Gli ultimi dati ISTAT confermano che oltre quattro milioni di persone nel nostro Paese vivono in condizione di povertà assoluta. L’ultimo rilevamento della nostra Caritas, risalente al 2014, dice che circa un milione e duecento mila persone sono state aiutate dai Centri di Ascolto delle comunità cristiane. I problemi maggiormente persistenti risultano essere quelli economici, di lavoro e abitativi. I sei milioni e trecento mila pasti erogati, sempre nello stesso anno, dalle 353 mense della Caritas – a cui bisogna aggiungerne almeno altrettanti, assicurati da Parrocchie, Istituti religiosi, associazioni varie – indicano chiaramente l’esistenza di un vero e proprio “disagio alimentare”. Lo stesso deve dirsi per la distribuzione dei “pacchi viveri”: risultano essere oltre sei milioni e mezzo solo quelli dati dai centri coordinati dalla Caritas. A ciò si affiancano forme nuove di intervento come, ad esempio, una cinquantina di “empori-market solidali”. Va anche segnalato – significativo indice della realtà che stiamo vivendo – un aumento della richiesta di soli interventi di ascolto, segno di una solitudine crescente e del tentativo di non affondare nelle sabbie mobili della invisibilità. Oltre a questa vasta e capillare prossimità – possibile grazie anche all’otto per mille che gli Italiani destinano alla Chiesa cattolica – è in atto da qualche anno un’ “Alleanza contro la povertà”: vi partecipano oltre trenta organismi del mondo ecclesiale, sociale, sindacale, per promuovere – fra l’altro – il “reddito di inclusione” sociale, al fine di contrastare la povertà assoluta mediante l’integrazione di sostegno al reddito individuale, nonché tramite un’adeguata politica dei servizi come il lavoro, l’istruzione, la salute...
Rileviamo queste cose soltanto per riconoscere la forza della gente, la sua persistente capacità di tenuta nonostante tutto, la possibilità di fare reti virtuose, la voglia di lottare e di tenere accesa la fiammella della fiducia. C’è un bene sommerso che non fa notizia, ma crea rapporti e segna la vicenda umana: va incoraggiato per far crescere il fronte della generosità e del servizio ai poveri e agli indigenti, perché la vita di tante persone richiede risposte concrete e tempestive.

Lo scrigno della famiglia

In questa linea sentiamo il dovere di rilanciare la voce della famiglia – tesoro inesauribile e patrimonio universale – perché sia tutelata, promossa e sostenuta da politiche veramente incisive e consistenti: sono la condizione per aiutare – come già avviene in altri Paesi – la nascita dei figli che – come ha detto Papa Francesco – “non sono un problema di biologia riproduttiva”; tra l’altro, “una società avara di generazione, che non ama circondarsi di figli, che li considera soprattutto una preoccupazione, un peso, un rischio, è una società depressa” . Per questa ragione, come abbiamo rilevato altre volte, l’indice di natalità è un segnale decisivo per valutare lo stato di un Paese, e pertanto dovrebbe essere da tutti meglio considerato.

Inoltre, sempre più vengono a galla – nel sentire della gente – l’amore e la convinzione per cui la famiglia, come prevede la nostra Costituzione, è il fondamento e il centro del tessuto sociale, il punto di riferimento, il luogo dove ricevere e dare calore, dove uscire da sé per incontrare l’altro nella bellezza della complementarietà e della responsabilità di nuove vite da generare, amare e crescere. Per questo ogni Stato assume doveri e oneri verso la famiglia fondata sul matrimonio, perché riconosce in lei non solo il proprio futuro, ma anche la propria stabilità e prosperità. Auspichiamo che nella coscienza collettiva mai venga meno l’identità propria e unica di questo istituto che, in quanto “soggetto titolare di diritti inviolabili, trova la sua legittimazione nella natura umana e non nel riconoscimento dello Stato. Essa non è, quindi, per la società e per lo Stato, bensì la società e lo Stato sono per la famiglia”.
Sul fronte vitale della famiglia si è accesa una particolare attenzione e un acceso dibattito. È bene ricordare che i Padri costituenti ci hanno consegnato un tesoro preciso, che tutti dobbiamo apprezzare e custodire come il patrimonio più caro e prezioso, coscienti che “non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione . In questo scrigno di relazioni, di generazioni e di generi, di umanesimo e di grazia, vi è una punta di diamante: i figli. Il loro vero bene deve prevalere su ogni altro, poiché sono i più deboli ed esposti: non sono mai un diritto, poiché non sono cose da produrre; hanno diritto ad ogni precedenza e rispetto, sicurezza e stabilità. Hanno bisogno di un microcosmo completo nei suoi elementi essenziali, dove respirare un preciso respiro: “I bambini hanno diritto di crescere con un papà e una mamma. La famiglia è un fatto antropologico, non ideologico”.
I Vescovi sono uniti e compatti nel condividere le difficoltà e le prove della famiglia e nel riaffermarne la bellezza, la centralità e l’unicità: insinuare contrapposizioni e divisioni significa non amare né la Chiesa né la famiglia. Costituiti messaggeri e araldi del Vangelo della famiglia e del matrimonio, non solo crediamo che la famiglia è “la Carta costituzionale della Chiesa” , ma anche sogniamo un “Paese a dimensione familiare”, dove il rispetto per tutti sia stile di vita, e i diritti di ciascuno vengano garantiti su piani diversi secondo giustizia. La giustizia, infatti, è vivere nella verità, riconoscendo le differenti situazioni per quello che sono, e sapendo che – come ha ribadito il Santo Padre - “quanti (…) vivono in uno stato oggettivo di errore, continuano ad essere oggetto dell’amore misericordioso di Cristo e perciò della Chiesa stessa” . I credenti hanno il dovere e il diritto di partecipare al bene comune con serenità di cuore e spirito costruttivo, come ha ribadito solennemente il Concilio Vaticano II: spetta ai laici “di iscrivere la legge divina nella vita della città terrena. Assumano la propria responsabilità alla luce della sapienza cristiana e facendo attenzione rispettosa alla dottrina del Magistero”.

Interpellati da migranti e perseguitati

Nel 2015 sono continuati gli arrivi di migranti che – in fuga da guerre, disastri ambientali, miseria e persecuzioni politiche e religiose – si sono riversati specialmente sulle coste della Grecia e dell’Italia. La persistenza dei viaggi della disperazione e delle atrocità che si continuano a perpetrare contro i cristiani e le altre minoranze religiose ed etniche, non deve provocare l’assuefazione nell’opinione pubblica mondiale. Davanti alle tragedie umane, che si consumano quotidianamente nella vita di questi fratelli, nessuno può rassegnarsi a una cultura dell’indifferenza. Sembra anche che vi sia una singolare differenza di reazione emotiva e politica rispetto a morti e vittime, quasi che la loro dignità dipendesse da classi o caste diverse a seconda dei Paesi di provenienza!
L’Europa e l’Onu devono farsi carico della responsabilità di individuare e consolidare soluzioni che vadano alla radice di situazioni, che gettano un’ombra pesante sulla stessa civiltà. È necessario altresì sollecitare una nuova politica migratoria in Europa, affinché i Paesi dell’Unione non si chiudano, limitando la libera circolazione e riducendo l’impegno condiviso dell’accoglienza.
È un pericolo da scongiurare anche attraverso una politica delle migrazioni, che non si limiti a segnalare problemi e pericoli, ma li rilegga alla luce della situazione demografica, economica, culturale e sociale dell’Europa.
Invitiamo le comunità ecclesiali, il mondo dell’associazionismo e della cooperazione, a fare in modo che i molteplici segni di accoglienza in atto sollecitino la politica locale e nazionale. Ad oggi sono oltre 27mila coloro che sono ospitati nelle nostre strutture, anche in risposta all’appello del Santo Padre dello scorso 6 settembre. È comunque necessario superare soluzioni affidate solo alla generosità di singoli e di organismi, favorendo un’accoglienza diffusa, che sappia accompagnare e valorizzare la presenza di tanti fratelli e sorelle nei quali si riflette – come in ogni bisognoso – il volto stesso del Signore.

Cari Confratelli, vi ringrazio per la vostra consueta e fraterna attenzione, mentre poniamo con fiducia i nostri lavori sotto lo sguardo di Maria, Madre della Chiesa e della Misericordia.

Angelo Bagnasco
cardinale Presidente della Cei

martedì 26 gennaio 2016

#Medjugorje, messaggio del 25 gennaio 2016: "Figlioli, nell’umiltà del cuore ritornate a Dio e ai Suoi comandamenti."

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 Medjugorje, messaggio a Marija 

25 Gennaio 2016



"Cari figli!
Anche oggi vi invito alla preghiera. 
Senza preghiera non potete vivere perché la preghiera è la catena che vi avvicina a Dio. 
Perciò, figlioli, nell’umiltà del cuore ritornate a Dio e ai Suoi comandamenti per poter dire con tutto il cuore: come in cielo così sia fatto anche sulla terra. 
Figlioli, voi siete liberi di decidervi nella libertà per Dio o contro di Lui. 
Vedete come satana vuole trarvi nel peccato e nella schiavitù.
Perciò, figlioli, ritornate al Mio Cuore perché io possa guidarvi a Mio Figlio Gesù che è Via, Verità e Vita.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata."









Per approfondimenti e commenti al messaggio vi invito come sempre a visitare il sito di Radio Maria.





domenica 24 gennaio 2016

Leggiamo il Vangelo «Lo Spirito del Signore mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio». (Lc 1,1-4; 4,14-21) 24 Gennaio 2016

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Alleluia, alleluia.

Il Signore mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione.

Alleluia.

VANGELO
Oggi si è compiuta questa Scrittura.

+Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1,1-4; 4,14-21 

Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.

In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.

Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
a proclamare l’anno di grazia del Signore».

Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

Parola del Signore


Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore da tutta la terra;
splendore e maestà dinanzi a lui,
potenza e bellezza nel suo santuario. 
Sal 95,1-6


PRIMA LETTURA
Leggevano il libro della legge e ne spiegavano il senso.

Dal libro di Neemìa
Ne 8,2-4.5-6.8-10 

In quei giorni, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all’assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere.

Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci d’intendere; tutto il popolo tendeva l’orecchio al libro della legge. Lo scriba Esdra stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l’occorrenza.

Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutti; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse il Signore, Dio grande, e tutto il popolo rispose: «Amen, amen», alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore.

I leviti leggevano il libro della legge di Dio a brani distinti e spiegavano il senso, e così facevano comprendere la lettura.
Neemìa, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete!». Infatti tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge.

Poi Neemìa disse loro: «Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza».

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 18 (19)

R. Le tue parole, Signore, sono spirito e vita.

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice. R.

I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi. R.

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti. R.

Ti siano gradite le parole della mia bocca;
davanti a te i pensieri del mio cuore,
Signore, mia roccia e mio redentore. R.

SECONDA LETTURA
Voi siete corpo di Cristo,ognuno secondo la propria parte.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
1Cor 12,12-30

Fratelli, come il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.

E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra. Se il piede dicesse: «Poiché non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. E se l’orecchio dicesse: «Poiché non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l’udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l’odorato?

Ora, invece, Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; oppure la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie; e le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggiore decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.

Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano?

Parola di Dio



venerdì 22 gennaio 2016

Papa Francesco: «Non confondere famiglia voluta da Dio e altri tipi di unione». Così il Santo Padre nel suo discorso al Tribunale della Rota Romana.

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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
IN OCCASIONE DELL'INAUGURAZIONE DELL'ANNO GIUDIZIARIO 
DEL TRIBUNALE DELLA ROTA ROMANA

Francesco ha approfittato dell’incontro con i giudici rotali per sottolineare con forza che «non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione» e mettere in guardia contro annullamenti troppo facili dei matrimoni canonici.

Sala Clementina
Venerdì, 22 gennaio 2016

Cari fratelli,

vi do il mio cordiale benvenuto, e ringrazio il Decano per le parole con cui ha introdotto il nostro incontro.

Il ministero del Tribunale Apostolico della Rota Romana è da sempre ausilio al Successore di Pietro, affinché la Chiesa, inscindibilmente connessa con la famiglia, continui a proclamare il disegno di Dio Creatore e Redentore sulla sacralità e bellezza dell’istituto familiare. Una missione sempre attuale, ma che acquista particolare rilevanza nel nostro tempo.

Accanto alla definizione della Rota Romana quale Tribunale della famiglia, vorrei porre in risalto l’altra prerogativa, che cioè essa è il Tribunale della verità del vincolo sacro. E questi due aspetti sono complementari.

La Chiesa, infatti, può mostrare l’indefettibile amore misericordioso di Dio verso le famiglie, in particolare quelle ferite dal peccato e dalle prove della vita, e insieme proclamare l’irrinunciabile verità del matrimonio secondo il disegno di Dio. Questo servizio è affidato primariamente al Papa e ai Vescovi.

Nel percorso sinodale sul tema della famiglia, che il Signore ci ha concesso di realizzare nei due anni scorsi, abbiamo potuto compiere, in spirito e stile di effettiva collegialità, un approfondito discernimento sapienziale, grazie al quale la Chiesa ha – tra l’altro – indicato al mondo che non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione.

Con questo stesso atteggiamento spirituale e pastorale, la vostra attività, sia nel giudicare sia nel contribuire alla formazione permanente, assiste e promuove l’opus veritatis. Quando la Chiesa, tramite il vostro servizio, si propone di dichiarare la verità sul matrimonio nel caso concreto, per il bene dei fedeli, al tempo stesso tiene sempre presente che quanti, per libera scelta o per infelici circostanze della vita, vivono in uno stato oggettivo di errore, continuano ad essere oggetto dell’amore misericordioso di Cristo e perciò della Chiesa stessa.

La famiglia, fondata sul matrimonio indissolubile, unitivo e procreativo, appartiene al “sogno” di Dio e della sua Chiesa per la salvezza dell’umanità.

Come affermò il beato Paolo VI, la Chiesa ha sempre rivolto «uno sguardo particolare, pieno di sollecitudine e di amore, alla famiglia ed ai suoi problemi. Per mezzo del matrimonio e della famiglia Iddio ha sapientemente unite due tra le maggiori realtà umane: la missione di trasmettere la vita e l’amore vicendevole e legittimo dell’uomo e della donna, per il quale essi sono chiamati a completarsi vicendevolmente in una donazione reciproca non soltanto fisica, ma soprattutto spirituale. O per meglio dire: Dio ha voluto rendere partecipi gli sposi del suo amore: dell’amore personale che Egli ha per ciascuno di essi e per il quale li chiama ad aiutarsi e a donarsi vicendevolmente per raggiungere la pienezza della loro vita personale; e dell’amore che Egli porta all’umanità e a tutti i suoi figli, e per il quale desidera moltiplicare i figli degli uomini per renderli partecipi della sua vita e della sua felicità eterna».

La famiglia e la Chiesa, su piani diversi, concorrono ad accompagnare l’essere umano verso il fine della sua esistenza. E lo fanno certamente con gli insegnamenti che trasmettono, ma anche con la loro stessa natura di comunità di amore e di vita. Infatti, se la famiglia si può ben dire “chiesa domestica”, alla Chiesa si applica giustamente il titolo di famiglia di Dio. Pertanto «lo “spirito famigliare” è una carta costituzionale per la Chiesa: così il cristianesimo deve apparire, e così deve essere. È scritto a chiare lettere: “Voi che un tempo eravate lontani – dice san Paolo – […] non siete più stranieri né ospiti, ma concittadini dei santi e familiari di Dio” (Ef 2,19). La Chiesa è e deve essere la famiglia di Dio».

E proprio perché è madre e maestra, la Chiesa sa che, tra i cristiani, alcuni hanno una fede forte, formata dalla carità, rafforzata dalla buona catechesi e nutrita dalla preghiera e dalla vita sacramentale, mentre altri hanno una fede debole, trascurata, non formata, poco educata, o dimenticata.

È bene ribadire con chiarezza che la qualità della fede non è condizione essenziale del consenso matrimoniale, che, secondo la dottrina di sempre, può essere minato solo a livello naturale (cfr CIC, can. 1055 § 1 e 2). Infatti, l’habitus fidei è infuso nel momento del Battesimo e continua ad avere influsso misterioso nell’anima, anche quando la fede non è stata sviluppata e psicologicamente sembra essere assente. Non è raro che i nubendi, spinti al vero matrimonio dall’instinctus naturae, nel momento della celebrazione abbiano una coscienza limitata della pienezza del progetto di Dio, e solamente dopo, nella vita di famiglia, scoprano tutto ciò che Dio Creatore e Redentore ha stabilito per loro. Le mancanze della formazione nella fede e anche l’errore circa l’unità, l’indissolubilità e la dignità sacramentale del matrimonio viziano il consenso matrimoniale soltanto se determinano la volontà (cfr CIC, can. 1099). Proprio per questo gli errori che riguardano la sacramentalità del matrimonio devono essere valutati molto attentamente.

La Chiesa, dunque, con rinnovato senso di responsabilità continua a proporre il matrimonio, nei suoi elementi essenziali – prole, bene dei coniugi, unità, indissolubilità, sacramentalità –, non come un ideale per pochi, nonostante i moderni modelli centrati sull’effimero e sul transitorio, ma come una realtà che, nella grazia di Cristo, può essere vissuta da tutti i fedeli battezzati. E perciò, a maggior ragione, l’urgenza pastorale, che coinvolge tutte le strutture della Chiesa, spinge a convergere verso un comune intento ordinato alla preparazione adeguata al matrimonio, in una sorta di nuovo catecumenato - sottolineo questo: in una sorta di nuovo catecumenato - tanto auspicato da alcuni Padri Sinodali.

Cari fratelli, il tempo che viviamo è molto impegnativo sia per le famiglie, sia per noi pastori che siamo chiamati ad accompagnarle. Con questa consapevolezza vi auguro buon lavoro per il nuovo anno che il Signore ci dona. Vi assicuro la mia preghiera e conto anch’io sulla vostra. La Madonna e san Giuseppe ottengano alla Chiesa di crescere nello spirito di famiglia e alle famiglie di sentirsi sempre più parte viva e attiva del popolo di Dio. Grazie.

domenica 17 gennaio 2016

Leggiamo il Vangelo, le nozze di Cana: "Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela»" Gv 2,1-12 (17 Gennaio 2016)

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Alleluia, alleluia.
Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo,
per entrare in possesso della gloria
del Signore nostro Gesù Cristo.
Alleluia.

VANGELO
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù.
Nozze di Cana - Veronese
+Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 2,1-12

In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.

Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».

Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.

Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».

Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

Parola del Signore




Tutta la terra ti adori, o Dio, e inneggi a te:
inneggi al tuo nome, o Altissimo.
Sal 65,4


PRIMA LETTURA
Gioirà lo sposo per la sposa.

Dal libro del profeta Isaìa
Is 62,1-5

Per amore di Sion non tacerò,
per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo,
finché non sorga come aurora la sua giustizia
e la sua salvezza non risplenda come lampada.

Allora le genti vedranno la tua giustizia,
tutti i re la tua gloria;
sarai chiamata con un nome nuovo,
che la bocca del Signore indicherà.
Sarai una magnifica corona nella mano del Signore,
un diadema regale nella palma del tuo Dio.

Nessuno ti chiamerà più Abbandonata,
né la tua terra sarà più detta Devastata,
ma sarai chiamata Mia Gioia
e la tua terra Sposata,
perché il Signore troverà in te la sua delizia
e la tua terra avrà uno sposo.

Sì, come un giovane sposa una vergine,
così ti sposeranno i tuoi figli;
come gioisce lo sposo per la sposa,
così il tuo Dio gioirà per te.

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 95 (96)

R. Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome. R.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie. R.

Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome. R.

Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
Egli giudica i popoli con rettitudine. R.

SECONDA LETTURA
L’unico e medesimo Spirito distribuisce a ciascuno come vuole.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Cor 12,4-11

Fratelli, vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.

A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue.

Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.

Parola di Dio

domenica 10 gennaio 2016

Festa del Battesimo del Signore «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». (Lc 3,15-16.21-22) 10 Gennaio 2016

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BATTESIMO DEL SIGNORE 

Alleluia, alleluia.

Viene colui che è più forte di me, disse Giovanni;
egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.

Alleluia.

VANGELO
Mentre Gesù, ricevuto il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì.
Battesimo di Cristo - Perugino
+Dal Vangelo secondo Luca
Lc 3,15-16.21-22

In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». 

Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Parola del Signore



Dopo il battesimo di Gesù si aprirono i cieli,
e come colomba
lo Spirito di Dio si fermò su di lui,
e la voce del Padre disse:
«Questo è il Figlio mio prediletto,
nel quale mi sono compiaciuto».
Cfr Mt 3,16-17

PRIMA LETTURA
Si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la vedranno.

Dal libro del profeta Isaìa
Is 40,1-5.9-11

«Consolate, consolate il mio popolo
– dice il vostro Dio –.
Parlate al cuore di Gerusalemme
e gridatele che la sua tribolazione è compiuta,
la sua colpa è scontata,
perché ha ricevuto dalla mano del Signore
il doppio per tutti i suoi peccati».

Una voce grida:
«Nel deserto preparate la via al Signore,
spianate nella steppa la strada per il nostro Dio.
Ogni valle sia innalzata,
ogni monte e ogni colle siano abbassati;
il terreno accidentato si trasformi in piano
e quello scosceso in vallata.
Allora si rivelerà la gloria del Signore
e tutti gli uomini insieme la vedranno,
perché la bocca del Signore ha parlato».
Sali su un alto monte,
tu che annunci liete notizie a Sion!
Alza la tua voce con forza,
tu che annunci liete notizie a Gerusalemme.
Alza la voce, non temere;
annuncia alle città di Giuda: «Ecco il vostro Dio!
Ecco, il Signore Dio viene con potenza,
il suo braccio esercita il dominio.
Ecco, egli ha con sé il premio
e la sua ricompensa lo precede.
Come un pastore egli fa pascolare il gregge
e con il suo braccio lo raduna;
porta gli agnellini sul petto
e conduce dolcemente le pecore madri».

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 103 (104)

R. Benedici il Signore, anima mia.

Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Sei rivestito di maestà e di splendore,
avvolto di luce come di un manto,
tu che distendi i cieli come una tenda. R.

Costruisci sulle acque le tue alte dimore,
fai delle nubi il tuo carro,
cammini sulle ali del vento,
fai dei venti i tuoi messaggeri
e dei fulmini i tuoi ministri. R.

Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.
Ecco il mare spazioso e vasto:
là rettili e pesci senza numero,
animali piccoli e grandi. R.

Tutti da te aspettano
che tu dia loro cibo a tempo opportuno.
Tu lo provvedi, essi lo raccolgono;
apri la tua mano, si saziano di beni. R.

Nascondi il tuo volto: li assale il terrore;
togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra. R.

SECONDA LETTURA
Il Signore ci ha salvato con un'acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito
Tt 2,11-14; 3,4-7 

Figlio mio, è apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo.

Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.

Ma quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini,
egli ci ha salvati,
non per opere giuste da noi compiute,
ma per la sua misericordia,
con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo,
che Dio ha effuso su di noi in abbondanza
per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro,
affinché, giustificati per la sua grazia,
diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna.

Parola di Dio

mercoledì 6 gennaio 2016

Festa dell'Epifania del Signore: "Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono." Mt 2,1-12 (6 Gennaio 2016)

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EPIFANIA DEL SIGNORE

Alleluia, alleluia.

Abbiamo visto la sua stella in oriente
e siamo venuti per adorare il Signore.

Alleluia.

VANGELO
Siamo venuti dall'oriente per adorare il re.

+Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 2,1-12

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All'udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: "E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l'ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele"». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.

Parola del Signore


È venuto il Signore nostro re:
nelle sue mani è il regno, la potenza e la gloria.
cf. Ml 3,1; 1Cr 19,12

PRIMA LETTURA
La gloria del Signore brilla sopra di te.

Dal libro del profeta Isaìa
Is 60,1-6

Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché l'abbondanza del mare si riverserà su di te, verrà a te la ricchezza delle genti. Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Màdian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore.

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 71 (72)

R. Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra.

O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto. R.

Nei suoi giorni fiorisca il giusto
e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra. R.

I re di Tarsis e delle isole portino tributi,
i re di Saba e di Seba offrano doni.
Tutti i re si prostrino a lui,
lo servano tutte le genti. R.

Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri. R.

SECONDA LETTURA
Ora è stato rivelato che tutte le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni
Ef 3,2-3a.5-6

Fratelli, penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero. Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.

Parola di Dio

lunedì 4 gennaio 2016

#Medjugorje, messaggio del 2 Gennaio 2016: "Miei cari apostoli, figli miei, vivete le parole di mio Figlio..."

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Il messaggio mensile dato alla veggente Mirjana “in particolare per coloro che non hanno ancora conosciuto l’amore di Dio”

Messaggio di Medjugorje a Mirjana 
2 Gennaio 2016


«Cari figli
come Madre sono felice di essere in mezzo a voi, perché desidero parlarvi nuovamente delle parole di mio Figlio e del suo amore.
Spero che mi accoglierete col cuore, perché le parole di mio Figlio ed il suo amore sono l’unica luce e speranza nella tenebra del momento attuale. 
Questa è l’unica verità e voi, che la accoglierete e la vivrete, avrete cuori puri e umili. Mio Figlio ama i puri e gli umili. 
I cuori puri ed umili ridanno vita alle parole di mio Figlio: le vivono, le diffondono e fanno in modo che tutti le odano. 
Le parole di mio Figlio ridanno la vita a coloro che le ascoltano, le parole di mio Figlio riportano l’amore e la speranza. 
Perciò, miei cari apostoli, figli miei, vivete le parole di mio Figlio. 
Amatevi come lui vi ha amato. 
Amatevi nel suo nome e in memoria di lui. 
La Chiesa progredisce e cresce grazie a coloro che ascoltano le parole di mio Figlio, grazie a coloro che amano, grazie a coloro che patiscono e soffrono in silenzio e nella speranza della redenzione definitiva. 
Perciò, miei cari figli, le parole di mio Figlio ed il suo amore siano il primo e l’ultimo pensiero della vostra giornata.
Vi ringrazio!».





Per approfondimenti e commenti al messaggio vi invito come sempre a visitare il sito di Radio Maria.

domenica 3 gennaio 2016

Leggiamo il Vangelo: "Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi." Gv 1,1-18 (3 Gennaio 2016)

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Alleluia, alleluia.

Gloria a te, o Cristo, annunciato a tutte le genti;
gloria a te, o Cristo, creduto nel mondo.

Alleluia.

VANGELO
Il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi.

+Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 1,1-18

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.

E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
  il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.

Parola del Signore



Nel quieto silenzio che avvolgeva ogni cosa,
mentre la notte giungeva a metà del suo corso,
il tuo Verbo onnipotente, o Signore,
è sceso dal cielo, dal trono regale.
Cfr Sap 18,14-15


PRIMA LETTURA
La sapienza di Dio è venuta ad abitare nel popolo eletto.

Dal libro del Siràcide
Sir 24,1-4.8-12

La sapienza fa il proprio elogio,
in Dio trova il proprio vanto,
in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria.
Nell’assemblea dell’Altissimo apre la bocca,
dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria,
in mezzo al suo popolo viene esaltata,
nella santa assemblea viene ammirata,
nella moltitudine degli eletti trova la sua lode
e tra i benedetti è benedetta, mentre dice:

«Allora il creatore dell'universo mi diede un ordine,
colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda
e mi disse: "Fissa la tenda di Giacobbe
e prendi eredità in Israele,
affonda le tue radici tra i miei eletti".

Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi ha creata,
per tutta l'eternità non verrò meno.
Nella tenda santa davanti a lui ho officiato
e così mi sono stabilita in Sion.

Nella città che egli ama mi ha fatto abitare
e in Gerusalemme è il mio potere.
Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso,
nella porzione del Signore è la mia eredità,
nell’assemblea dei santi ho preso dimora».

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 147 (148)

R. Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.

Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli. R. 

Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce. R.

Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi. R.

SECONDA LETTURA
Mediante Gesù, Dio ci ha predestinati a essere suoi figli adottivi.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni
Ef 1,3-6.15-18

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontà,
a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.

Perciò anch’io [Paolo], avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi.

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