giovedì 28 febbraio 2013

BenedettoXVI: "Sono un semplice pellegrino che inizia l'ultima tappa del suo pellegrinaggio sulla terra"

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"Sono un semplice pellegrino 
che inizia l'ultima tappa 
del suo pellegrinaggio sulla terra"



"Grazie, cari amici, sono felice di essere con voi, circondato dalla bellezza del Creato e dalla vostra simpatia che mi fa molto bene. Grazie per la vostra amicizia, il vostro affetto!". Queste le prime parole rivolte da Benedetto XVI ai fedeli riuniti davanti il Palazzo apostolico di Castel Gandolfo.

"Voi sapete che questo mio giorno è diverso da quelli precedenti: sarò Sommo Pontefice della Chiesa cattolica, fino alle otto di sera, poi non più". "Sono semplicemente un pellegrino - ha proseguito - che inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio su questa terra. Ma vorrei ancora con il mio cuore, con il mio amore, con la mia preghiera, con la mia riflessione, con tutte le mie forze interiori, lavorare per il bene comune e il bene della Chiesa e dell’umanità. E mi sento molto appoggiato dalla vostra simpatia. Andiamo avanti con il Signore per il bene della Chiesa e del mondo. Grazie!". Quindi, il Santo Padre ha impartito la sua benedizione apostolica ai presenti.  

Il Papa era giunto alle 17.23 a Castel Gandolfo, all'eliporto delle Ville pontificie, accolto dal suono delle campane della diocesi laziale di Albano: Benedetto XVI aveva lasciato il Vaticano in elicottero alle 17.07, sempre al suono delle campane e volteggiando sopra Piazza San Pietro per salutare i tanti i fedeli qui radunati per rivolgergli l'ultimo commosso saluto di Roma e gridando il loro grazie al Papa. Grande la commozione tra la gente. L'elicottero ha sorvolato il Colosseo e San Giovanni in Laterano: bellissime le immagini trasmesse dal Centro Televisivo Vaticano.

Poco prima delle 17.00, nel cortile di San Damaso, Benedetto XVI era stato salutato dai superiori della Segreteria di Stato, guidati dal cardinale Bertone, dai cardinali Vallini e Comastri e dal picchetto della Guardia Svizzera. Passando davanti alla Grotta di Lourdes nei Giardini Vaticani, si è poi recato in auto all'Eliporto dove è stato accolto dal cardinale decano Angelo Sodano e dal cardinale Lajolo. Di qui la partenza in elicottero.

A Castel Gandolfo, il Papa è stato accolto dal cardinale Bertello, mons. Sciacca, dal vescovo di Albano mons. Semeraro, dal direttore delle Ville pontificie Petrillo, dal sindaco e dal parroco di Castel Gandolfo. Anche qui tanti i fedeli che hanno voluto accoglierlo per testimoniare affetto e gratitudine. Benedetto XVI resterà nella residenza di Castel Gandolfo circa due mesi, per poi rientrare in Vaticano come Papa emerito e risiedere nel Monastero "Mater Ecclesiae", una volta restaurato, già residenza delle Suore Visitandine di clausura. Alle 20.00 termina il suo pontificato e ha inizio la sede vacante.

Benedetto XVI lancia anche il suo ultimo tweet e supera, nelle nove lingue dell'account, i 3 milioni di follower poco prima delle 20.00. "Grazie per il vostro amore e il vostro sostegno. Possiate sperimentare sempre la gioia di mettere Cristo al centro della vostra vita".





fonte: Radio Vaticana

lunedì 25 febbraio 2013

Messaggio da Medjugorje del 25 Febbraio 2013

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Messaggio da Medjugorje del 25 Febbraio 2013

"Cari figli! Anche oggi vi invito alla preghiera.Il peccato vi attira verso le cose terrene ma io sono venuta per guidarvi verso la santità e verso le cose di Dio ma voi lottate e sprecate le vostre energie nella lotta tra il bene e il male che sono dentro di voi. Perciò figlioli, pregate, pregate, pregate affinché la preghiera diventi gioia per voi e la vostra vita diventerà un semplice cammino verso Dio. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”





Per approfondimenti e commenti al messaggio vi invito come sempre a visitare il sito di Radio Maria.

domenica 24 febbraio 2013

Principali Verità della Fede Cristiana - CAPO VII: Remissione di peccati. Peccato. - Catechismo di Pio X

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Parte I
«CREDO » ossia PRINCIPALI VERITÀ 
DELLA FEDE CRISTIANA

CAPO VII 
Remissione dei peccati - Peccato.  


Credo... la remissione dei peccati.



133. Che significa « remissione dei peccati »? 
Remissione dei peccati significa che Gesù Cristo ha dato agli Apostoli e ai loro successori la potestà di rimettere nella Chiesa ogni peccato.
  
134. Nella Chiesa come si rimettono i peccati? 
Nella Chiesa i peccati si rimettono principalmente coi sacramenti del Battesimo e della Penitenza, istituiti da Gesù Cristo a questo fine.

135. Che cos'è il peccato? 
Il peccato é un'offesa fatta a Dio disobbedendo alla sua legge.
136. Di quante specie è il peccato? 
Il peccato è di due specie: originale e attuale.

137. Qual è il peccato originale?  
Il peccato originale è il peccato che l'umanità commise in Adamo suo capo; e che da Adamo ogni uomo contrae per natural discendenza.

135. Tra 1 figli di Adamo tu preservato mai nessuno dal peccato originale?
Tra i figli di Adamo fu preservata dal peccato originale solo Maria Santissima, la quale, perchè eletta Madre di Dio, fu "piena di grazia" *, e quindi senza peccato fin dal primo istante; perciò la Chiesa ne celebra l'Immacolata Concezione. * Luc 1, 28. 

139. Come si cancella il peccato originale? 
Il peccato originale si cancella col santo Battesimo.

140. Qual è il peccato attuale? 
Il peccato attuale è quello che si commette volontariamente da chi ha l'usa di ragione.

141. In quanti modi si commette il peccato attuale? 
II peccato attuale si commette in quattro modi, cioè in pensieri, in parole, in opere e in omissioni.
142. Di quante specie è il peccato attuale?  
Il peccato attuale è di due specie: mortale e veniale.

143. Che cos'è il peccato mortale?  
Il peccato mortale è una disubbidienza alla legge di Dio in cosa grave, fatta con piena avvertenza e deliberato consenso.  

144. Perchè il peccato grave si chiama mortale? 
II peccato grave si chiama mortale, perchè priva l'anima della grazia divina che è la sua vita, le toglie i meriti e la capacità di farsene de' nuovi, e la rende degna di pena o morte eterna nell'inferno.

145. Se il peccato mortale rende l'uomo incapace di meritare, è dunque inutile che il peccatore faccia opere buone? 
Non è inutile che il peccatore faccia opere buone anzi deve farne, sia per non divenir peggiore omettendole e cadendo in nuovi peccati, sia per disporsi con esse in qualche modo, alla conversione e al riacquisto della grazia di Dio.

146. Come si riacquista la grazia di Dio, perduta per il peccato mortale? 
La grazia di Dio, perduta per il peccato mortale, si riacquista con una buona confessione sacramentale o col dolore perfetto che libera dai peccati, sebbene resti l'obbligo di confessarli.

147. Insieme con la grazia, si riacquistano anche i meriti perduti per il peccato mortale? 
Insieme con la grazia, per somma misericordia di Dio, si riacquistano anche i meriti perduti per il peccato mortale.

148. Che cos'è il peccato veniale ?  
Il peccato veniale è una disubbidienza alla legge di Dio in cosa leggera, o anche in cosa di per sè grave, ma senza tutta l'avvertenza e il consenso.

149. Perché il peccato non grave si chiama veniale?  
II peccato non grave si chiama veniale, cioè perdonabile, perchè non toglie la grazia, e può aversene il perdono col pentimento e con buone opere, anche senza la confessione sacramentale.

150. Il peccato veniale è dannoso all'anima?  
Il peccato veniale è dannoso all'anima, perchè la raffredda nell'amore di Dio, la dispone al peccato mortale, e la rende degna di pene temporanee in questa vita e nell'altra.

151. I peccati sono tutti uguali?  
I peccati non sono tutti uguali; e come alcuni peccati veniali sono meno leggeri di altri, così alcuni peccati mortali sono più gravi e funesti.

152. Tra i peccati mortali, quali sono più gravi e funesti?  
Tra i peccati mortali sono più gravi e funesti i peccati contro lo Spirito Santo e quelli che gridano vedetta al cospetto di Dío *.  * Formola 24, 25.

153. Perchè i peccati contro lo Spirito Santo sono dei più gravi e funesti?  
I peccati contro lo Spirito Santo sono dei più gravi e funesti, perchè con essi l'uomo si oppone ai doni spirituali della verità e della grazia, e perciò, anche potendolo, difficilmente si converte.

154. I peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio, perché sono dei più gravi e funesti?  
I peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio, sono dei più gravi e funesti, perchè direttamente contrari al bene dell'umanità e odiosissimi, tanto che provocano, più degli altri, i castighi di Dio.

155. Che cosa particolarmente giova a tenerci lontani dal peccato?  
A tenerci lontani dal peccato giova particolarmente il pensiero che Dio è da per tutto e vede il segreto dei cuori e la considerazione dei Novissimi *, ossia di quanto ci attende alla fine di questa vita e alla fine del mondo.  * Formola 26 



Vangelo - II Domenica di Quaresima - La Trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor - Lc 9,28b-36 (24 Febbraio 2013)

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Vangelo - Lc 9,28b-36
Mentre Gesù pregava, il suo volto cambiò d’aspetto.


Trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor
+Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.

Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.

Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.

Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».

Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.



LETTURE

Prima LetturaGen 15,5-12.17-18
Dio stipula l'alleanza con Abram fedele.

Dal libro della Gènesi

In quei giorni, Dio condusse fuori Abram e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia.

E gli disse: «Io sono il Signore, che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questa terra». Rispose: «Signore Dio, come potrò sapere che ne avrò il possesso?». Gli disse: «Prendimi una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un ariete di tre anni, una tortora e un colombo».

Andò a prendere tutti questi animali, li divise in due e collocò ogni metà di fronte all’altra; non divise però gli uccelli. Gli uccelli rapaci calarono su quei cadaveri, ma Abram li scacciò.

Mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco terrore e grande oscurità lo assalirono.

Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un braciere fumante e una fiaccola ardente passare in mezzo agli animali divisi. In quel giorno il Signore concluse quest’alleanza con Abram:
«Alla tua discendenza
io do questa terra,
dal fiume d’Egitto
al grande fiume, il fiume Eufrate».

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Seconda Lettura Fil 3,17-4,1
Cristo ci trasfigurerà nel suo corpo glorioso.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési

Fratelli, fatevi insieme miei imitatori e guardate quelli che si comportano secondo l’esempio che avete in noi. Perché molti – ve l’ho già detto più volte e ora, con le lacrime agli occhi, ve lo ripeto – si comportano da nemici della croce di Cristo. La loro sorte finale sarà la perdizione, il ventre è il loro dio. Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra.

La nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose.

Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete in questo modo saldi nel Signore, carissimi!

giovedì 21 febbraio 2013

Principali Verità della Fede Cristiana - CAPO VI: Chiesa Cattolica. Comunione dei Santi. - Catechismo di Pio X

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Parte I
«CREDO » ossia PRINCIPALI VERITÀ 
DELLA FEDE CRISTIANA

CAPO VI 
Chiesa Cattolica - Comunione dei Santi.


Credo...  la santa Chiesa Cattolica, 
la comunione dei santi.


105. Che cos'è la Chiesa? 
La Chiesa è la società dei veri cristiani, cioè dei battezzati che professano la fede e dottrina di Gesù Cristo, partecipano a' suoi sacramenti e ubbidiscono ai Pastori stabiliti da Lui.
  
106. Da chi fu fondata 1a Chiesa? 
La Chiesa fu fondata da Gesù Cristo, il quale raccolse i suoi fedeli in una società, la sottopose agli Apostoli con san Pietro per capo, e le diede il sacrificio, i sacramenti e lo Spirito Santo che la vivifica.  

107. Qual è la Chiesa di Gesù Cristo? 
Ia Chiesa di Gesù Cristo è la Chiesa Cattolica-Romana, perché essa sola è una, santa, cattolica e apostolica quale Egli la volle.  

108. La Chiesa perché è una? 
La Chiesa è una, perché tutti í suoi membri ebbero, hanno ed avranno sempre unica la fede, il sacrificio, i sacramenti e il capo visibile, il Romano Pontefice, successore di san Pietro, formando così tutti un solo corpo, il corpo mistico di Gesù Cristo. 
109. La Chiesa perché è santa? 
La Chiesa é santa perché sono santi Gesù Cristo suo capo invisibile, e lo Spirito che la vivifica; perché in lei sono santi la dottrina, il sacrificio e i sacramenti, e tutti son chiamati a santificarsi; e perché molti realmente furono santi, e sono e saranno.  

110. La Chiesa perché è cattolica? 
La Chiesa è cattolica cioè universale, perché è istituita e adatta per tutti gli uomini e sparsa su tutta la terra.  

111. La Chiesa perché è apostolica? 
La Chiesa è apostolica, perché è fondata sugli Apostoli e sulla loro predicazione, e governata dai loro successori, i Pastori legittimi, i quali senza interruzione e senza alterazione, seguitano a trasmetterne e la dottrina e il potere.  

112. Chi sono i legittimi Pastori della Chiesa? 
I legittimi Pastori della Chiesa sono il Papa o Sommo Pontefice e i Vescovi uniti con lui.

113. Chi è il Papa?  
II Papa è il successore di san Pietro nella sede di Roma e nel primato, ossia nell'apostolato ed episcopato universale; quindi il capo visibile, Vicario di Gesù Cristo capo invisibile, di tutta la Chiesa, la quale perciò si dice Cattolica-Romana.  

114. Il Papa e i Vescovi uniti con lui che cosa costituiscono?  
Il Papa e i Vescovi uniti con lui costituiscono la Chiesa docente, chiamata così perchè ha da Gesù Cristo la missione d'insegnare le verità e le leggi divine a tutti gli uomini, i quali solo da lei ne ricevono la piena e sicura cognizione che è necessaria per vivere cristianamente.  

115. La Chiesa docente può errare nell'insegnarci le verità rivelate da Dio?
La Chiesa docente non può errare nell'insegnarci le verità rivelate da Dio: essa è infallibile, perchè, come promise Gesù Cristo, "lo Spirito di verità" * l'assiste continuamente.  * Giov., XV, 26.  

116. Il Papa, da solo, può errare nell'insegnarci le verità rivelate da Dio?  
Il Papa, da solo, non può errare nell'insegnarci le verità rivelate da Dio, ossia è infallibile come la Chiesa, quando da Pastore e Maestro di tutti i cristiani, definisce dottrine circa la fede e i costumi.  

117. Può altra Chiesa, fuori della Cattolica-Romana, essere la Chiesa di Gesù Cristo, o almeno parte di essa?  
Nessuna Chiesa, fuori della Cattolica-Romana, può essere la Chiesa di Gesù Cristo o parte di essa,
perchè non può averne insieme con quella le singolari distintive qualità, una, santa, cattolica e apostolica; come difatti non le ha nessuna delle altre Chiese che si dicono cristiane.  

118. Perchè Gesù Cristo istituì la Chiesa?  
Gesù Cristo istituì la Chiesa, perchè gli uomini trovassero in essa la guida sicura e i mezzi di santità e di salute eterna.  

119. Quali sono i mezzi di santità e di salute eterna che si trovano nella Chiesa?  
I mezzi di santità e di salute eterna che si trovano nella Chiesa, sono la vera fede, il sacrificio e i sacramenti, e gli aiuti spirituali scambievoli, come la preghiera, il consiglio, l'esempio 

120. I mezzi di santità e di salute eterna sono comuni a tutti gli uomini?  
I mezzi di santità e di salute eterna sono comuni a tutti gli uomini che appartengono alla Chiesa, cioè ai fedeli, i quali negli scritti apostolici son detti santi; perciò l'unione e partecipazione loro a quei mezzi è comunione di santi in cose sante.  

121. Perchè sono detti santi i fedeli che si trovano nella Chiesa?  
I fedeli che si trovano nella Chiesa sono detti santi, perchè consacrati a Dio, giustificati o santificati dai sacramenti, e obbligati a vivere da santi.  

122. Che significa " comunione dei santi " ?  
Comunione dei santi significa che tutti i fedeli, formando un solo corpo in Gesù Cristo, profittano di tutto il bene che è e si fa nel corpo stesso, ossia nella Chiesa universale, purché non ne siano impediti dall'affetto al peccato.  

123. I beati del Paradiso e le anime del purgatorio sono nella comunione dei santi?  
I beati del paradiso e le anime del purgatorio sono anch'essi nella comunione dei santi, perché congiunti tra loro e con noi dalla carità, ricevono gli uni le nostre preghiere e le altre i nostri suffragi, e tutti ci ricambiano con la loro intercessione presso Dio.  

124. Chi è fuori della comunione dei santi?  
E' fuori della comunione dei santi chi é fuori della Chiesa, ossia i dannati, gl'infedeli, gli ebrei, gli eretici, gli scismatici e gli scomunicati.

125. Chi sono gl'infedeli?  
Gl'infedeli sono i non battezzati che non credono in alcun modo nel Salvatore promesso, cioè nel Messia o Cristo, come gl'idolatri e i maomettani.  

126. Chi sono gli ebrei?  
Gli ebrei sono i non battezzati che professano la legge di Mosè e non credono che Gesù è il Messia o Cristo promesso.  

127. Chi sono gli eretici?  
Gli eretici sono i battezzati che si ostinano a non credere qualche verità rivelata dà Dio e insegnata dalla Chiesa, per esempio, i protestanti.  

128. Chi sono gli apostati?  
Gli apostati sono i battezzati che rinnegano, con atto esterno, la fede cattolica già professata.

129. Chi sono gli scismatici? 
Gli scismatici sono i battezzati che ricusano ostinatamente di sottostare ai legittimi Pastori, e perciò sono separati dalla Chiesa, anche se non neghino alcuna verità di fede.  

130. Chi sono gli scomunicati? 
Gli scomunicati sono i battezzati esclusi per colpe gravissime dalla comunione della Chiesa, affinchè non pervertano gli altri e siano puniti e corretti con questo estremo rimedio.  

131. E' grave danno esser fuori della Chiesa? 
Esser fuori della Chiesa è danno gravissimo, perchè fuori non si hanno nè i mezzi stabiliti nè la guida sicura alla salute eterna, la quale per l'uomo è l'unica cosa veramente necessaria.  

132. Chi è fuori della Chiesa si salva? 
Chi è fuori della Chiesa per propria colpa e muore senza dolore perfetto, non si salva; ma chi ci si trovi senza propria colpa e viva bene, può salvarsi con l'amor di carità, che unisce a Dio, e, in spirito, anche alla Chiesa, cioè all'anima di lei.



domenica 17 febbraio 2013

Vangelo - I Domenica di Quaresima - Gesù tentato dal diavolo nel deserto - Lc 4,1-13

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Vangelo Lc 4,1-13
Gesù fu guidato dallo Spirito nel deserto
e tentato dal diavolo.


Gesù tentato nel deserto.

+Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: "Non di solo pane vivrà l’uomo"».

Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: "Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto"».

Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: "Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano"; e anche: "Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra"». Gesù gli rispose: «È stato detto: "Non metterai alla prova il Signore Dio tuo"».

Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.








LETTURE


Prima LetturaDt 26,4-10
Professione di fede del popolo eletto.


Dal libro del Deuteronòmio

Mosè parlò al popolo e disse:

«Il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti all’altare del Signore, tuo Dio, e tu pronuncerai queste parole davanti al Signore, tuo Dio: “Mio padre era un Araméo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa. Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi. Ci condusse in questo luogo e ci diede questa terra, dove scorrono latte e miele. Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato”. Le deporrai davanti al Signore, tuo Dio».

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Seconda Lettura Rm 10,8-13
Professione di fede di chi crede in Cristo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, che cosa dice [Mosè]? «Vicino a te è la Parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore», cioè la parola della fede che noi predichiamo. Perché se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza.

Dice infatti la Scrittura: «Chiunque crede in lui non sarà deluso. Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato».


giovedì 14 febbraio 2013

Principali Verità della Fede Cristiana - CAPO V: Venuta di Gesù alla fine del mondo. - Catechismo di Pio X

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Parte I
«CREDO » ossia PRINCIPALI VERITÀ 
DELLA FEDE CRISTIANA

CAPO V 
Venuta di Gesù Cristo alla fine del mondo. 
I due giudizi, particolare e universale .

... Di là ha da venire 
a giudicare i vivi e i morti.



95. Gesù Cristo tornerà mai più visibilmente su questa terra? 
Gesù Cristo tornerà visibilmente su questa terra alla fine del mondo per giudicare i vivi e i morti, ossia tutti gli uomini, buoni e cattivi.

Michelangelo - Giudizio Universale
96. Gesù Cristo per giudicarci aspetterà sino alla fine del mondo? 
Gesù Cristo per giudicarci non aspetterà sino alla fine del mondo, ma giudicherà ciascuno subito dopo la morte.  

97. Ci sono due giudizi? 
Ci sono due giudizi: l'uno particolare, di ciascuna anima, su-bito dopo morte; l'altro universale, di tutti gli uomini, alla fine del mondo.  

98. Di che cosa ci giudicherà Gesù Cristo? 
Gesù Cristo ci giudicherà del bene e dei male operato in vita, anche dei pensieri e delle omissioni.

99. Dopo il giudizio particolare, che avviene dell'anima? 
Dopo il giudizio particolare, l'anima, se è senza peccato e senza debito di pena, va in paradiso; se ha qualche peccato veniale o qualche debito di pena, va in purgatorio finchè abbia soddisfatto; se è in peccato mortale, qual ribelle inconvertibile a Dio va all'inferno.  

100. I bambini morti senza Battesimo dove vanno? 
I bambini morti senza Battesimo vanno al Limbo, dove non è premio soprannaturale nè pena; perchè, avendo il peccato originale, e quello solo, non meritano il paradiso, ma neppure l'inferno e il purgatorio.  

101. Che cos'è il purgatorio? 
Il purgatorio è il patimento temporaneo della privazione di Dio, e di altre pene che tolgono dall'anima ogni resto di peccato per renderla degna di veder Dio.  

102. Possiamo noi soccorrere e anche liberare le animo. dalle pene del purgatorio? 
Possiamo soccorrere e anche liberare le anime dalle pene del purgatorio con i suffragi, ossia con preghiere, indulgenze, elemosine e altre opere buone, e sopra tutto con la santa Messa. 
103. È certo che esistono il paradiso e l'inferno? 
E' certo che esistono il paradiso e l'inferno: lo ha rivelato Dio; spesse volte promettendo ai buoni l'eterna vita, e il suo stesso gaudio, e minacciando ai cattivi la perdizione e il fuoco eterno. 
104. Quanto dureranno il paradiso e l'inferno? 
Il paradiso e l'inferno dureranno eternamente.


mercoledì 13 febbraio 2013

La catechesi del Papa dedicata alla Quaresima.

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La catechesi del Papa dedicata alla Quaresima
Il Papa ha dedicato l’udienza generale di oggi, Mercoledì delle Ceneri, alla Quaresima:   

Sono “quaranta giorni che ci preparano alla celebrazione della Santa Pasqua – ha detto - è un tempo di particolare impegno nel nostro cammino spirituale. Il numero quaranta ricorre varie volte nella Sacra Scrittura. In particolare, come sappiamo, esso richiama i quarant’anni in cui il popolo di Israele peregrinò nel deserto: un lungo periodo di formazione per diventare il popolo di Dio, ma anche un lungo periodo in cui la tentazione di essere infedeli all’alleanza con il Signore era sempre presente. Quaranta furono anche i giorni di cammino del profeta Elia per raggiungere il Monte di Dio, l’Horeb; come pure il periodo che Gesù passò nel deserto prima di iniziare la sua vita pubblica e dove fu tentato, come abbiamo sentito, dal diavolo. In questa Catechesi vorrei soffermarmi proprio su questo momento della vita terrena del Signore, Figlio di Dio, che leggeremo nel Vangelo di domenica prossima”.

Anzitutto il deserto, dove Gesù si ritira – ha affermato - è il luogo del silenzio, della povertà, dove l’uomo è privato degli appoggi materiali e si trova di fronte alle domande fondamentali dell’esistenza, è spinto ad andare all’essenziale e proprio per questo gli è più facile incontrare Dio. Ma il deserto è anche il luogo della morte, perché dove non c’è acqua non c’è neppure vita, ed è il luogo della solitudine, in cui l’uomo sente più intensa la tentazione. Gesù va nel deserto, e là subisce la tentazione di lasciare la via indicata da Dio Padre per seguire altre strade più facili e mondane (cfr Lc 4,1-13). Così Egli si carica delle nostre tentazioni, porta con Lui la nostra miseria, per vincere il maligno e aprirci il cammino verso Dio, il cammino della conversione”.

Il Papa ha detto che “riflettere sulle tentazioni a cui è sottoposto Gesù nel deserto è un invito per ciascuno di noi a rispondere ad una domanda fondamentale: che cosa conta davvero nella mia vita? Nella prima tentazione il diavolo propone a Gesù di cambiare una pietra in pane per spegnere la fame. Gesù ribatte che l’uomo vive anche di pane, ma non di solo pane: senza una risposta alla fame di verità, alla fame di Dio, l’uomo non si può salvare (cfr vv. 3-4). Nella seconda tentazione, il diavolo propone a Gesù la via del potere: lo conduce in alto e gli offre il dominio del mondo; ma non è questa la strada di Dio: Gesù ha ben chiaro che non è il potere mondano che salva il mondo, ma il potere della croce, dell’umiltà, dell’amore (cfr vv. 5-8). Nella terza tentazione, il diavolo propone a Gesù di gettarsi dal pinnacolo del Tempio di Gerusalemme e farsi salvare da Dio mediante i suoi angeli, di compiere cioè qualcosa di sensazionale per mettere alla prova Dio stesso; ma la risposta è che Dio non è un oggetto a cui imporre le nostre condizioni: è il Signore di tutto (cfr vv. 9-12). Qual è il nocciolo delle tre tentazioni che subisce Gesù? E’ la proposta di strumentalizzare Dio, di usarlo per i propri interessi, per la propria gloria e il proprio successo. E dunque, in sostanza, di mettere se stessi al posto di Dio, rimuovendolo dalla propria esistenza e facendolo sembrare superfluo. Ognuno di noi dovrebbe chiedersi allora: che posto ha Dio nella mia vita? E’ Lui il Signore o sono io?”.

Il Papa ha proseguito: “Superare la tentazione di sottomettere Dio a sé e ai propri interessi o di metterlo in un angolo e convertirsi al giusto ordine di priorità, dare a Dio il primo posto, è un cammino che ogni cristiano deve percorrere sempre di nuovo. “Convertirsi”, un invito che ascolteremo molte volte in Quaresima, significa seguire Gesù in modo che il suo Vangelo sia guida concreta della vita; significa lasciare che Dio ci trasformi, smettere di pensare che siamo noi gli unici costruttori della nostra esistenza; significa riconoscere che siamo creature, che dipendiamo da Dio, dal suo amore, e soltanto «perdendo» la nostra vita in Lui possiamo guadagnarla. Questo esige di operare le nostre scelte alla luce della Parola di Dio. Oggi non si può più essere cristiani come semplice conseguenza del fatto di vivere in una società che ha radici cristiane: anche chi nasce da una famiglia cristiana ed è educato religiosamente deve, ogni giorno, rinnovare la scelta di essere cristiano, cioè dare a Dio il primo posto, di fronte alle tentazioni che una cultura secolarizzata gli propone di continuo, di fronte al giudizio critico di molti contemporanei”.

“Le prove a cui la società attuale sottopone il cristiano, infatti – ha sottolineato - sono tante, e toccano la vita personale e sociale. Non è facile essere fedeli al matrimonio cristiano, praticare la misericordia nella vita quotidiana, lasciare spazio alla preghiera e al silenzio interiore; non è facile opporsi pubblicamente a scelte che molti considerano ovvie, quali l’aborto in caso di gravidanza indesiderata, l’eutanasia in caso di malattie gravi, o la selezione degli embrioni per prevenire malattie ereditarie. La tentazione di metter da parte la propria fede è sempre presente e la conversione diventa una risposta a Dio che deve essere confermata più volte nella vita. Ci sono di esempio e di stimolo le grandi conversioni come quella di san Paolo sulla via di Damasco, o di sant’Agostino, ma anche nella nostra epoca di eclissi del senso del sacro, la grazia di Dio è al lavoro e opera meraviglie nella vita di tante persone. Il Signore non si stanca di bussare alla porta dell’uomo in contesti sociali e culturali che sembrano inghiottiti dalla secolarizzazione, come è avvenuto per il russo ortodosso Pavel Florenskij. Dopo un’educazione completamente agnostica, tanto da provare vera e propria ostilità verso gli insegnamenti religiosi impartiti a scuola, lo scienziato Florenskij si trova ad esclamare: “No, non si può vivere senza Dio!”, e a cambiare completamente la sua vita, tanto da farsi monaco”.

Benedetto XVI si è riferito “anche alla figura di Etty Hillesum, una giovane olandese di origine ebraica che morirà ad Auschwitz. Inizialmente lontana da Dio, lo scopre guardando in profondità dentro se stessa e scrive: “Un pozzo molto profondo è dentro di me. E Dio c’è in quel pozzo. Talvolta mi riesce di raggiungerlo, più spesso pietra e sabbia lo coprono: allora Dio è sepolto. Bisogna di nuovo che lo dissotterri” (Diario, 97). Nella sua vita dispersa e inquieta, ritrova Dio proprio in mezzo alla grande tragedia del Novecento, la Shoah. Questa giovane fragile e insoddisfatta, trasfigurata dalla fede, si trasforma in una donna piena di amore e di pace interiore, capace di affermare: “Vivo costantemente in intimità con Dio”.

La capacità di contrapporsi alle lusinghe ideologiche del suo tempo per scegliere la ricerca della verità e aprirsi alla scoperta della fede è testimoniata da un’altra donna del nostro tempo, la statunitense Dorothy Day. Nella sua autobiografia, confessa apertamente di essere caduta nella tentazione di risolvere tutto con la politica, aderendo alla proposta marxista: “Volevo andare con i manifestanti, andare in prigione, scrivere, influenzare gli altri e lasciare il mio sogno al mondo. Quanta ambizione e quanta ricerca di me stessa c’era in tutto questo!”. Il cammino verso la fede in un ambiente così secolarizzato era particolarmente difficile, ma la Grazia agisce lo stesso, come lei stessa sottolinea: “È certo che io sentii più spesso il bisogno di andare in chiesa, a inginocchiarmi, a piegare la testa in preghiera. Un istinto cieco, si potrebbe dire, perché non ero cosciente di pregare. Ma andavo, mi inserivo nell’atmosfera di preghiera…”. Dio l’ha condotta ad una consapevole adesione alla Chiesa, in una vita dedicata ai diseredati”.

“Nella nostra epoca – ha aggiunto - non sono poche le conversioni intese come il ritorno di chi, dopo un’educazione cristiana magari superficiale, si è allontanato per anni dalla fede e poi riscopre Cristo e il suo Vangelo. Nel Libro dell’Apocalisse si legge: «Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (3, 20). Il nostro uomo interiore deve prepararsi per essere visitato da Dio, e proprio per questo non deve lasciarsi invadere dalle illusioni, dalle apparenze, dalle cose materiali”.

“In questo Tempo di Quaresima, nell’Anno della fede – ha concluso - rinnoviamo il nostro impegno nel cammino di conversione, per superare la tendenza di chiuderci in noi stessi e per fare, invece, spazio a Dio, guardando con i suoi occhi la realtà quotidiana. L’alternativa tra la chiusura nel nostro egoismo e l’apertura all’amore di Dio e degli altri, potremmo dire che corrisponde all’alternativa delle tentazioni di Gesù: alternativa, cioè, tra potere umano e amore della Croce, tra una redenzione vista nel solo benessere materiale e una redenzione come opera di Dio, cui diamo il primato nell’esistenza. Convertirsi significa non chiudersi nella ricerca del proprio successo, del proprio prestigio, della propria posizione, ma far sì che ogni giorno, nelle piccole cose, la verità, la fede in Dio e l’amore diventino la cosa più importante. Grazie”.


Fonte: Radio Vaticana

Mercoledì delle Ceneri - Vangelo Mt 6,1-6,16

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Al termine del Carnevale segue un periodo sacro di 40 giorni che prepara alla Pasqua, il cosiddetto periodo di Quaresima. La Quaresima, che nella tradizione deve essere vissuta con austerità e privazione da ogni divertimento, inizia con il "Mercoledì delle Ceneri" (seguite il link per approfondire).

Vangelo - Mt 6,1-6.16-18
Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.


 +Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c'è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.

Dunque, quando fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un'aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».



LETTURE


Prima Lettura - Gl 2,12-18
Laceratevi il cuore e non le vesti.

Dal libro del profeta Gioele

Così dice il Signore: 
«Ritornate a me con tutto il cuore, 
con digiuni, con pianti e lamenti. 
Laceratevi il cuore e non le vesti, 
ritornate al Signore, vostro Dio, 
perché egli è misericordioso e pietoso, 
lento all'ira, di grande amore,
pronto a ravvedersi riguardo al male». 
Chi sa che non cambi e si ravveda
e lasci dietro a sé una benedizione? 
Offerta e libazione per il Signore, vostro Dio.

Suonate il corno in Sion, 
proclamate un solenne digiuno, 
convocate una riunione sacra.
Radunate il popolo,
indite un'assemblea solenne, 
chiamate i vecchi,
riunite i fanciulli, i bambini lattanti; 
esca lo sposo dalla sua camera 
e la sposa dal suo talamo. 
Tra il vestibolo e l'altare piangano 
i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano: 
«Perdona, Signore, al tuo popolo 
e non esporre la tua eredità al ludibrio
e alla derisione delle genti». 
Perché si dovrebbe dire fra i popoli: 
«Dov'è il loro Dio?».

Il Signore si mostra geloso per la sua terra 
e si muove a compassione del suo popolo.

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Seconda Lettura 2Cor 5,20 - 6,2
Riconciliatevi con Dio. 
Ecco ora il momento favorevole.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, noi, in nome di Cristo, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta . Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio.

Poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti:
«Al momento favorevole ti ho esaudito
e nel giorno della salvezza ti ho soccorso». 

Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!



lunedì 11 febbraio 2013

Benedetto XVI annuncia la sua rinuncia al ministero petrino.

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Benedetto XVI annuncia la sua rinuncia al ministero petrino

Il Papa ha annunciato oggi la sua rinuncia al ministero petrino. Questa la sua dichiarazione stamani durante il Concistoro per tre canonizzazioni:

Carissimi Fratelli,
vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice. Carissimi Fratelli, vi ringrazio di vero cuore per tutto l’amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero, e chiedo perdono per tutti i miei difetti. Ora, affidiamo la Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo, e imploriamo la sua santa Madre Maria, affinché assista con la sua bontà materna i Padri Cardinali nell’eleggere il nuovo Sommo Pontefice. Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio.




Testo proveniente dal sito della Radio Vaticana

domenica 10 febbraio 2013

Vangelo della Domenica - Lasciarono tutto e lo seguirono - Lc 5,1-11 (10 febbraio 2013)

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Vangelo - Lc 5,1-11
Lasciarono tutto e lo seguirono.



+Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.

Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.

Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».

E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.





LETTURE:



Prima Lettura Is 6,1-2a.3-8
Eccomi, manda me!

Dal libro del profeta Isaìa

Nell’anno in cui morì il re Ozìa, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali. Proclamavano l’uno all’altro, dicendo:
«Santo, santo, santo il Signore degli eserciti!
Tutta la terra è piena della sua gloria».

Vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi:
«Ohimè! Io sono perduto,
perché un uomo dalle labbra impure io sono
e in mezzo a un popolo
dalle labbra impure io abito;
eppure i miei occhi hanno visto
il re, il Signore degli eserciti».

Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e disse:
«Ecco, questo ha toccato le tue labbra,
perciò è scomparsa la tua colpa
e il tuo peccato è espiato».

Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!».

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Seconda Lettura 1Cor 15,1-11
Così predichiamo e così avete creduto.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano!

A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè
che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture
e che fu sepolto
e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture
e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.

In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto.

Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.

Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.








sabato 9 febbraio 2013

Principali Verità della Fede Cristiana - CAPO IV: Incarnazione, Passione e Morte del Figlio di Dio. - Catechismo di Pio X

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Parte I
«CREDO » ossia PRINCIPALI VERITÀ 
DELLA FEDE CRISTIANA

Capo IV 
Incarnazione, Passione e Morte  
del Figliolo di Dio


Credo... in Gesù Cristo, 
suo unico Figliuolo, Nostro Signore, 
il quale fu concepito di Spirito Santo, 
nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, 
fu crocifisso, morto e seppellito, discese  all'inferno, 
il terzo giorno risuscitò da morte, salì al cielo, 
siede alla destra di Dio Padre onnipotente.



76. In che modo il Figliuolo di Dio si è fatto uomo?  
II Figliuolo di Dio si é fatto uomo, prendendo un corpo e un'anima, come abbiamo noi, nel seno purissimo di Maria Vergine, per opera dello Spirito Santo.  

77. Il Figliuolo di Dio, facendosi uomo, cessò di esser Dio?  
Il Figliuolo di Dio, facendosi uomo, non cessò. di esser Dio, ma, restando vero Dio, cominciò ad essere anche vero uomo.

78. In Gesù Cristo sono due nature?  
In Gesù Cristo sono due nature: la natura divina e la natura umana.
  
79. In Gesù Cristo con le due nature sono anche due persone?  
In Gesù Cristo con le due nature non sono due persone, ma una sola, quella divina del Figliuolo di Dio.
80. Gesù Cristo come fu conosciuto per Figliuolo di Dio?  
Gesù Cristo fu conosciuto per Figliuolo di Dio, perchè tale lo proclamò Dio Padre nel Battesimo e nella Trasfigurazione, dicendo: « Questo è il mio Figliuolo diletto, nel quale mi sono compiaciuto"*; e perché tale si dichiarò Gesù stesso nella sua vita terrena.  *Matt., III, 17; LUC., IX, 35

81. Gesù Cristo è stato sempre?  
Gesù Cristo come Dio è stato sempre; come uomo cominciò ad essere dal momento dell'Incarnazione.  

82. Da chi nacque Gesù Cristo?  
Gesù Cristo nacque da Maria sempre Vergine, la quale perciò si chiama ed è vera Madre di Dio.

83. San Giuseppe non fu padre di Gesù Cristo?  
San Giuseppe non fu padre vero di Gesù Cristo, ma padre puta-tivo; cioè, come sposo di Maria e custode di Lui, fu creduto suo padre senza esser tale.

84. Dove nacque Gesù Cristo?  
Gesù Cristo nacque a Betlemme, in una stalla, e fu posto in una mangiatoia.
85. Perchè Gesù Cristo volle esser povero?  
Gesù Cristo volle esser povero, per insegnarci ad essere umili e a non riporre la felicità nelle ricchezze, negli onori e nei piaceri del mondo.

86. Che fece Gesù Cristo nella sua vita terrena?  
Gesù Cristo, nella sua vita terrena, c'insegnò con l'esempio e con la parola a vivere secondo .Dio, e confermò coi miracoli la sua dottrina; finalmente, per cancellare il peccato, riconciliarci con Dio e
riaprirci il paradiso, si sacrificò sulla Croce, « unico Mediatore tra Dio e gli uomini »

87. Che cos'è miracolo?  
Miracolo è un fatto sensibile, superiore a tutte le forze e leggi della natura, e perciò tale che può venire solo da Dio, Padrone della natura.  

88. Con quali miracoli specialmente, Gesù Cristo confermò la sua dottrina e dimostrò di esser vero Dio?  
Gesù Cristo confermò la sua dottrina e dimostrò di esser vero Dio, specialmente col rendere in un attimo la. vista ai ciechi, l'udito ai sordi, la parola ai muti, la salute a ogni sorta d'infermi, la vita ai morti; con l'imperar da padrone ai demoni e alle forze della natura, e sopra tutto con la sua risurrezione dalla morte.

89. Gesù Cristo morì come Dio o come uomo? 
Gesù Cristo morì come uomo, perchè come Dio non poteva nè patire nè morire.

90. Dopo la morte, che fu di Gesù Cristo? 
Dopo la morte, Gesù Cristo discese con l'anima al Limbo, dalle anime dei giusti morti fino allora, per condurle seco in paradiso; poi risuscitò, ripigliando il suo corpo che era stato sepolto.

91. Quanto tempo restò sepolto il corpo di Gesù, Cristo? 
Il corpo di Gesù Cristo restò sepolto tre giorni non interi, dalla sera del venerdì fino all'alba del giorno che ora si dice domenica di Pasqua.

92. Che fece Gesù Cristo dopo la sua risurrezione?  
Gesù Cristo, dopo la sua risurrezione, rimase in terra quaranta giorni; poi salì al cielo, dove siede alla destra di Dio Padre onnipotente.  

93. Perchè Gesù Cristo, dopo la sua risurrezione, rimase in terra quaranta giorni? 
Gesù Cristo, dopo la sua risurrezione, rimase in terra quaranta giorni per mostrare che era veramente risuscitato, per confermare i di-scepoli nella fede in Lui e istruirli più profondamente nella sua dottrina.

94. Ora Gesù Cristo è solamente in cielo? 
Ora Gesù Cristo non è solamente in cielo, ma come Dio è in ogni luogo, e come Dio e uomo è in 
cielo e nel santissimo Sacramento dell'altare.  



mercoledì 6 febbraio 2013

Principali Verità della Fede Cristiana - CAPO III: Creazione del mondo. Origine e caduta dell'uomo. - Catechismo di Pio X

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Parte I
«CREDO » ossia PRINCIPALI VERITÀ 
DELLA FEDE CRISTIANA


CAPO III 
Creazione del mondo - Origine e caduta dell'uomo.


Credo in Dio...  
Creatore del cielo e della terra


51. Dio perchè è detto « Creatore del cielo e della terra»?
Dio è detto Creatore del cielo e della terra, ossia del mondo, perchè lo fece dal nulla, e fare dal nulla è creare.

Michelangelo - La tentazione di Adamo ed Eva
52. Il mondo è tutto opera di Dio?  
II mondo é tutto opera di Dio; e nella grandezza, bellezza e ordine suo maraviglioso, ci mostra la potenza, la sapienza e la bontà infinita di Lui.

53. Dio creò soltanto ciò che è materiale nel mondo?  
Dio non creò soltanto ciò che é materiale nel mondo, ma anche i puri spiriti; e crea l'anima di ogni uomo.

54. Chi sono i puri spiriti? 
I puri spiriti sono esseri intelligenti senza corpo.

55. Come sappiamo che esistono puri spiriti creati? 
Che esistono puri spiriti creati lo sappiamo dalla Fede.

56. Quali puri spiriti creati ci fa conoscere la Fede?
La Fede ci fa conoscere i puri spiriti buoni, ossia gli Angeli, e i cattivi, ossia i demoni.

57. Chi sono gli Angeli?
Gli Angeli sono i ministri invisibili di Dio, ed anche nostri Custodi, avendo Dio affidato ciascun uomo ad uno di essi.

58. Abbiamo dei doveri verso gli Angeli?  
Verso gli Angeli abbiamo il dovere della venerazione; e verso l'Angelo Custode abbiamo anche quello di essergli grati, di ascoltarne le ispirazioni e di non offenderne mai la presenza col peccato.

59. I demoni chi sono?  
I demoni sono angeli ribellatisi a Dio per superbia e precipitati nell'inferno, i quali, per odio contro Dio, tentano l'uomo al male.

60. Chi è l'uomo?  
L'uomo é un essere ragionevole, composto di anima e di corpo.


61. Che cos'è l'anima?  
L'anima è la parte spirituale dell'uomo, per cui egli vive, intende ed è libero, e perciò capace di conoscere, amare e servire Dio.

62. L'anima dell'uomo muore col corpo?
L'anima dell'uomo non muore col corpo, ma vive in eterno, es-sendo spirituale.

63. Qual cura dobbiamo avere dell'anima?
Dell'anima dobbiamo avere la massima cura, perchè essa è in noi la parte migliore e immortale, e solo salvando l'anima saremo eternamente felici.

64. Com'è libero l'uomo?  
L'uomo è libero, in quanto che può fare una cosa e non farla, o farne una piuttosto che un'altra, come sentiamo bene in noi stessi.

65. Se l'uomo è libero, può fare anche il male?
L'uomo può, ossia è capace di fare anche il male; ma non lo deve fare, appunto perchè è male; la libertà deve usarsi solo per il bene.

66. Chi furono i primi uomini?  
I primi uomini furono Adamo ed Eva, creati immediatamente da Dio; tutti gli altri discendono da essi, che perciò son chiamati i progenitori degli uomini.

67. L'uomo fu creato debole e misero come ora siamo noi?  
L'uomo non fu creato debole e misero come ora siamo noi, ma in uno stato felice, con destino e con doni superiori alla natura umana.

68. L'uomo, qual destino ebbe da Dio?  
L'uomo ebbe da Dio l'altissimo destino di vedere e godere eternamente Lui, Bene infinito; e perchè
questo è del tutto superiore alla capacità della natura, egli ebbe insieme, per raggiungerlo, una potenza soprannaturale che si chiama grazia.

69. Oltre la grazia, che altro aveva dato Dio all'uomo?  
Oltre la grazia, Dio aveva dato all'uomo l'esenzione dal1e debo-lezze e miserie della vita e dalla necessità di morire, purché non avesse peccato, come purtroppo fece Adamo, il capo dell'umanità, gustando del frutto proibito.

70. Che peccato fu quello di Adamo?  
II peccato di Adamo fu un peccato grave di superbia e di disubbidienza.

71. Quali danni cagionò il peccato di Adamo? 
Il peccato di Adamo spogliò lui e tutti gli uomini della grazia e d'ogni altro dono soprannaturale, rendendoli soggetti al peccato, al demonio, alla morte, all'ignoranza, alle cattive inclinazioni e ad ogni altra miseria, ed escludendoli dal paradiso.

72. Come si chiama il peccato a cui Adamo assoggettò gli uomini con la sua colpa?  
Il peccato a cui Adamo assoggettò gli uomini con la sua colpa, si chiama originale, perchè, commesso al principio dell'umanità, si trasmette con la natura agli uomini tutti nella loro origine.

73. In che consiste il peccato originale?

II peccato originale consiste nella privazione della .grazia ori-ginale, che secondo la disposizione di Dio dovremmo avere ma non abbiamo, perché il capo dell'umanità con la sua disubbidienza ne privò sè e noi tutti, suoi discendenti.

74. Come mai il peccato originale è « volontario », e quindi colpa per noi?  
I1 peccato originale è volontario e quindi colpa per noi, solo perchè volontariamente lo commise Adamo quale capo dell'umanità; e perciò Dio non punisce, ma semplicemente non premia col paradiso chi abbia solo il peccato originale.

75. L'uomo, a causa del peccato originale, doveva rimaner escluso per sempre dal paradiso?  
L'uomo, a causa del peccato originale, doveva rimaner escluso per sempre dal paradiso, se Dio, per salvarlo, non avesse promesso e mandato dal cielo il proprio Figliuolo, cioè Gesù Cristo.







Un regalo meraviglioso alla nostra generazione: “L’Evangelo come mi è stato rivelato” di Maria Valtorta

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Un regalo meraviglioso alla nostra generazione:
L’Evangelo come mi è stato rivelato” di Maria Valtorta 
Di Antonio Socci – Libero, 7 aprile 2012 

E’ un paradosso, ma i moderni “non credenti” sembrano letteralmente affascinati da Gesù di Nazaret. Ernst Renan lo definisce “uomo incomparabile, grande al punto che non mi sentirei di contraddire coloro che lo chiamano Dio”. Un altro intellettuale “anticristiano” Paul Louis Couchoud ammetteva: “Nella mente degli uomini, nel mondo ideale che esiste sotto i crani, Gesù è incommensurabile. Le sue proporzioni sono fuori di paragone, il suo ordine di grandezza è appena concepibile. La storia di Occidente, dall’impero romano in poi, si ordina intorno a un fatto centrale, a un evento generatore: la rappresentazione collettiva di Gesù e della sua morte. Il resto è uscito di là o si è adattato a ciò. Tutto ciò che si è fatto in Occidente durante tanti secoli si è fatto all’ombra gigantesca della croce”.

 E tanto gli uomini desiderano saperne di più che spesso scrittori, registi, intellettuali danno sfogo alla fantasia per ricamare storie sui Vangeli, per inventare teorie o spesso balle e magari per produrre film, telefilm o spettacoli, solitamente  di basso livello, ma che mietono grandi ascolti, perché – come dice la Chiesa – “tutta la terra desidera il Suo volto”.

I Vangeli infatti sono cronache abbastanza scarne, che contengono i fatti necessari ed essenziali, ma che molto lasciano immaginare. Infatti san Giovanni conclude il suo Vangelo proprio così: “vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere”.

Ebbene, se è vero che tutti desidererebbero essere stati lì, presenti, aver visto Gesù di Nazaret, il suo volto, “il più bello tra i figli dell’uomo”, averlo ascoltato in quelle piazze, su quelle strade polverose, aver assistito ai suoi sconvolgenti miracoli, si deve sapere che esiste un’opera, unica al mondo e unica nella storia, che esaudisce esattamente questo desiderio “impossibile”. Proprio alla nostra generazione è stato fatto questo dono eccezionale. Si tratta di un’opera in dieci volumi, circa 5000 pagine, letteralmente travolgenti, dove si rivive in presa diretta, giorno per giorno, l’avventura di Gesù di Nazaret, l’uomo-Dio che ha capovolto la storia umana.

S’intitola “L’Evangelo come mi è stato rivelato” e ha la firma di Maria Valtorta. Queste pagine sono il frutto di alcuni anni di esperienze mistiche nelle quali Gesù ha letteralmente fatto rivivere alla veggente quei giorni di duemila anni fa, proprio come se fosse stata lì allora, anzi, ancora di più perché lei vede e ascolta anche cose che gli stessi apostoli, in quei giorni, non poterono vedere, conoscere e riferire (a cominciare da tutto il  lungo traviamento di Giuda, conosciuto solo da Gesù che provò in ogni modo e con un amore inaudito, per tre anni, a salvarlo).


Ma chi è Maria Valtorta? Nasce  il 14 marzo 1897. Dal 1913 i Valtorta abitano a Firenze. Lei è militante dell’Azione Cattolica e durante la prima guerra fa l’infermiera volontaria. Sempre a Firenze, nel 1920, durante una manifestazione, un rivoluzionario colpisce alla schiena la ragazza, che si trovava lì per caso, ponendo le condizioni della sua successiva immobilità. Infatti, dopo varie esperienze dolorose, dal 1° aprile 1934 fino alla morte, il 12 ottobre 1961, trascorse ventisette anni e mezzo ‘inchiodata’ al letto. Un calvario che lei visse con fede eroica. Per questo, a cinquant’anni dalla morte, sono sempre di più coloro che aspettano l’apertura del processo di beatificazione. La Valtorta era una donna di forte personalità, molto razionale e concreta, per nulla incline alle suggestioni fantastiche e che mai desiderò o cercò esperienze mistiche.

I fenomeni soprannaturali iniziarono nel 1943, proprio quando lei pensava di non farcela più e di essere vicina alla morte. La mattina del 23 aprile, era il venerdì santo, Gesù entrò nella sua vita e iniziò per lei una frequentazione soprannaturale  quotidiana fatta di locuzioni interiori, visioni e dettati che impegnò Maria – già sofferente su quel letto – in un lavoro di trascrizione immane: circa quindicimila pagine manoscritte.

L’evangelo come mi è stato rivelato

L’opera principale è appunto ‘L’evangelo come mi è stato rivelato’. Dal 1944 al 1947 – con alcune visioni successive – la Valtorta  ha rivissuto tutta la storia di Gesù, riferendo ogni episodio e descrivendo perfino gli odori e il vento. Pagine eccezionali che, in pratica, contengono tutti i quattro evangeli e riempiono i periodi mancanti, risolvendo tanti punti enigmatici o apparenti contraddizioni. Leggere queste pagine non è solo un’avventura straordinaria per la mente, perché rivela tutto quello che si vuole sapere e illumina tutta la verità, ma cambia il cuore e cambia la vita. Soprattutto conferma con i fatti tutti i dogmi e l’insegnamento della Chiesa, di san Giovanni, di san Paolo, di tutti i Concili.

Dopo aver compitato per vent’anni centinaia di volumi di biblisti, posso dire che – con la lettura dell’Opera della Valtorta – si possono buttare al macero duecento anni di chiacchiere illuministe, idealiste e moderniste sui Vangeli e sulla vita di Gesù. E questo forse è uno dei motivi per cui quest’opera eccezionale – che commosse anche Pio XII – è tuttora ignorata e “rimossa” dall’intellighentsia ufficiale, dal modernismo clericale.

Nonostante ciò, fuori dei normali  canali di distribuzione, grazie a Emilio Pisani e al Centro editoriale valtortiano, l’Opera è stata letta da un mare di persone, ogni anno da decine di migliaia di nuovi lettori, ed è tradotta in 21 lingue. Un celebre biblista, Gabriele Allegra l’ha definita  “un capolavoro della letteratura cristiana mondiale”.  E constatava “la sorprendente cultura scritturistica” dell’autrice, che però non aveva studiato teologia e aveva a sua disposizione solo una vecchia e popolare versione della Bibbia.

Emblematico anche il giudizio che nel 1952 espresse il padre gesuita Agostino Bea, un’autorità in campo esegetico, essendo Rettore del Pontificio istituto biblico di Roma (dove alcuni anni dopo gli succedette Carlo Maria Martini). Bea fu anche una importante personalità della Chiesa perché – dopo essere stato il confessore di Pio XII – divenne cardinale e fu uno dei principali protagonisti del Concilio Vaticano II. Ebbene nel 1952 scrisse di aver esaminato un estratto dell’Opera “attendendo nella lettura particolarmente alla parte esegetica, storica, archeologica e topografica”. Ecco il suo giudizio: “Quanto all’esegesi non ho trovato, nei fascicoli da me esaminati, errori di alcun rilievo. Sono poi stato molto impressionato  dal fatto che le descrizioni archeologiche e topografiche sono proposte con notevole esattezza”.
Tutto questo è umanamente inspiegabile. Nell’Opera valtortiana si trova una ricostruzione così precisa e ricca dei fatti storici, geografici e umani della vita pubblica di Gesù che è impossibile da spiegare, specie se si pensa che è uscita dalla penna di una donna che era ignara di queste materie e di teologia, che non conosceva la Terra Santa e che non disponeva di libri da consultare trovandosi malata e immobilizzata su un letto, nella Viareggio della Linea gotica, durante i mesi più feroci la guerra. Migliaia di pagine, traboccanti di notizie e riflessioni altissime, di descrizioni geografiche che solo oggi, andando sul posto, si potrebbero fare. Centinaia di toponimi e resoconti di luoghi che erano sconosciuti a tutti e che solo le recenti ricerche e gli scavi archeologici hanno riportato alla luce.

L’Opera della Valtorta è davvero inspiegabile con mezzi umani. Perfino lo stile letterario è molto alto. Ma, soprattutto, il gigante che attraversa quelle pagine e che affascina per potenza, bontà, bellezza, che entusiasma per parole e atti, è precisamente quel Gesù di Nazaret di cui parlano i Vangeli. Il mondo non aveva visto e non vedrà mai niente di paragonabile.

Maria Valtorta - Biografia e opere

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Vita


Maria Valtorta nacque il 14 marzo 1897 a Caserta, dove i genitori, che erano lombardi, si trovavano temporaneamente. Era figlia unica di un maresciallo di Cavalleria, uomo buono e remissivo, e di una insegnante di francese, donna dispotica e severa. Dopo aver rischiato di morire nel nascere, la piccina venne affidata ad una balia di cattivi costumi, che arrivava al punto di lasciarla per ore tra i solchi di grano nella campagna assolata.
I frequenti trasferimenti della famiglia, causati dagli spostamenti del Reggimento nel quale il padre prestava servizio, la portarono a trascorrere i primi anni di vita a Faenza, in Romagna, e successivamente a Milano, dove Maria andava all’asilo dalle suore Orsoline. Fu qui che, in età precoce, ebbe l’intuizione mistica che l’avrebbe segnata per sempre: quella di vedere il dolore associato in modo indissolubile con l’amore, tanto da desiderare di “consolare Gesù facendosi simile a Lui nel dolore volontariamente patito per amore”.

Pure a Milano iniziò le scuole elementari dalle suore Marcelline, divenendo la prima della classe. Nello stesso Istituto ricevette, nel 1905, il sacramento della Cresima dalle mani del cardinale Andrea Ferrari (oggi Beato), che la chiamava “Valtortino” per aver notato un’impronta di forza virile nella formazione del suo carattere. Continuò le elementari a Voghera, nelle scuole comunali, e sempre a Voghera prendeva lezioni di lingua francese da alcune Suore espulse dalla Francia per una legge anticlericale. Le stesse Suore la prepararono alla prima Comunione, che poté fare a Casteggio nell’ottobre 1908, ma senza la presenza del padre, ritenuta inutile dalla madre. Legata a suo padre da grande affetto, soffrì molto quando, all’età di 12 anni, dovette sottostare all’arbitraria decisione materna di staccarla da casa per mandarla in collegio. In compenso si trattava del bel Collegio Bianconi di Monza, tenuto dalle Suore di Maria Ss. Bambina. Lo considerò il suo “nido di pace”, che per quattro anni appagò il suo amore allo studio e alla disciplina. Al momento di uscirne, sedicenne, la predica di un Vescovo le fece capire che il Signore le chiedeva una vita di amorosa penitenza ma rimanendo nel mondo.

A casa trovò il padre menomato nel fisico e nella mente, tanto che egli andò in pensione anzitempo e la famiglia si trasferì a Firenze. Maria si trovava bene nella città della cultura e dell’arte. Spesso usciva a visitarla in compagnia del padre. Ma vi subì il dolore di vedere troncato sul nascere, dalla durezza della mamma, il promettente fidanzamento con un distinto giovane, appena conosciuto. Sempre a Firenze, nel 1917, in piena guerra mondiale, entrò nel corpo delle infermiere volontarie (le cosiddette Samaritane) che negli ospedali militari curavano i soldati feriti; e quell’esperienza la edificò. Ma nel 1920 fu colpita per strada da un sovversivo comunista, che le sferrò una mazzata alle reni predisponendola all’infermità.

Ebbe allora la fortunata opportunità di trascorrere due anni a Reggio Calabria, senza i genitori, ospite di cugini della mamma, che erano facoltosi proprietari di due alberghi. Il loro sincero affetto e la bellezza naturale del luogo la ritemprarono. Durante quella vacanza avvertì nuove spinte verso una vita radicata in Cristo. Ma la mamma, pur da lontano, la ferì ancora nei suoi sentimenti di donna, e il ritorno a Firenze, nel 1922, la risommerse nei “ricordi amari”. Nel 1924 i genitori acquistarono una casa a Viareggio, dove la famiglia andò a stabilirsi e dove ebbe inizio per Maria un’inarrestabile ascesi, che si esprimeva con propositi fermi e culminava in eroiche offerte di sé per amore a Dio e all’umanità. Nello stesso tempo ella si impegnava in parrocchia come delegata di cultura per le giovani di Azione Cattolica e teneva conferenze che erano seguite anche da non praticanti.
Ma le era sempre più difficile muoversi. Il 4 gennaio 1933 uscì di casa per l’ultima volta, con estrema fatica, e dal 1° aprile 1934, giorno di Pasqua, non si levò più dal letto fino alla morte, avvenuta a Viareggio il 12 ottobre 1961.

Il 24 maggio 1935 fu presa in casa una giovane rimasta orfana e sola, Marta Diciotti, che diventerà la sua assistente e confidente per tutto il resto della vita. Dopo un mese, il 30 giugno, moriva il padre amatissimo, e Maria fu sul punto di morirne per il dolore. La madre, che lei amò sempre per dovere naturale e con sentimento soprannaturale, come più volte attesta nei suoi scritti, morirà il 4 ottobre 1943 senza avere mai smesso di vessare la figlia.

Mistica e scrittrice


Proprio agli inizi del 1943, quando Maria, inferma da nove anni, pensava di aver consumato ogni sacrificio e di essere prossima alla fi­ne, Padre Migliorini, un religioso Servita che da alcuni mesi la dirigeva spiritualmente, le chiese di scrivere le sue memorie. Dopo un’esitazio­ne ella acconsentì, e con disinvoltura, seduta nel letto, riempì di suo pugno sette quaderni in meno di due mesi, non solo dando prova di grande talento come scrittrice, ma anche aprendo la sua anima in una confidenza senza veli.
Si era come liberata del passato, affidato a quelle 760 pagine ma­noscritte consegnate al confessore, e si predisponeva con maggiore fi­ducia alla morte, quando una voce, già nota al suo spirito, le dettò una pagina di sapienza divina, che fu il segno di una svolta impensata. Era il 23 aprile 1943, venerdì santo.
Dalla sua stanza Maria chiamò la fedele Marta, le fece capire che era avvenuto qualcosa di straordinario e la mandò a chiamare il Padre Migliorini, che non si fece attendere. Il religioso rassicurò la sua assistita sull’origine so­prannaturale del “dettato” e la invitò a scrivere quanto altro avrebbe “ricevuto”. E continuò a rifornirla di quaderni.

Ella scrisse quasi ogni giorno fino al 1947, ad intermittenze negli anni successivi fino al 1951. I quaderni diventarono 122 (oltre ai 7 dell’Autobiografia) e le pagine manoscritte circa quindicimila.
Sempre seduta nel letto, scriveva con penna stilografica sul qua­derno poggiato alle ginocchia e messo su un cartolare fatto con le sue mani. Non preparava schemi, non sapeva neppure cosa avrebbe scrit­to giorno per giorno, non rileggeva per correggere. Non aveva bisogno di concentrarsi né di consultare libri, tranne la Bibbia e il Catechismo di Pio X. Poteva essere interrotta per qualsiasi motivo, anche banale, e riprendeva senza perdere il filo. Non la fermavano le fasi acute del suo soffrire o il bisogno impellente di riposare, giacché le capitava di dover scrivere anche di notte. Partecipava con tutta se stessa al racconto che fluiva dalla sua penna di scrittrice dotata, ma se si trattava di temi teologici poteva anche non comprenderne il senso profondo. Spesso chiamava Marta, sottraendola alle faccende di casa, e le leggeva quello che aveva scritto. Non sospese neppure quando, nell’imperversare della seconda guerra mondiale, fu obbligata a sfollare a Sant’Andrea di Còmpito (frazione del comune di Capànnori in provincia di Lucca), dove si vide trapiantata con il mobilio della sua camera d’inferma, e con il carico di nuove sofferenze, dall’aprile al dicembre del 1944.

Soprattutto a Viareggio, la sua occupazione di scrittrice a tempo pieno non la estraniò dal mondo, di cui seguiva gli eventi attraverso il giornale e la radio. Neppure si sottraeva ai suoi doveri di cittadina, tanto che nelle elezioni politiche del 1948 si fece portare in ambulanza al seggio elettorale. Riceveva solo persone amiche e in seguito ebbe qualche visita di riguardo. Non trascurava la corrispondenza epistolare, che fu particolarmente fitta con una monaca di clausura, carmelitana, considerata come mamma spirituale.
Pregava e soffriva, ma procurava di non mostrarlo. Le sue orazioni erano di preferenza segrete e i suoi rapimenti estatici, rilevabili dagli scritti personali, non ebbero testimoni. Protetta da un aspetto sano, non lasciava trapelare i duri e continui patimenti, abbracciati con gioia spirituale per ansia di redimere. Gelosa del proprio nascondimento, ottenne la grazia di non avere sul corpo i segni manifesti della sua partecipazione fisica alla Passione del Cristo.
Appariva come una persona normale, quantunque inferma. Si prestava a quei lavori femminili o domestici che si possono eseguire stando a letto, come ricamare, preparare una verdura, pulire la gabbietta degli uccellini. Qualche volta ha perfino cantato: aveva una bella voce.

Le sue opere


L’opera principale, tra gli scritti di Maria Valtorta, è pubblicata in dieci volumi sotto il titolo: L’Evangelo come mi è stato rivelato.
Narra la nascita e l’infanzia della Vergine Maria e del figlio suo Gesù (scritte, in gran parte, durante lo sfollamento da Viareggio), i tre anni della vita pubblica di Gesù (che costituiscono il grosso dell’opera), la sua passione, morte, resurrezione e ascensione, i primordi della Chiesa e l’assunzione di Maria.
Letterariamente elevata, l’opera descrive paesaggi, ambienti, persone, eventi, con la vivezza di una rappresentazione; delinea caratteri e situazioni con abilità introspettiva; espone gioie e drammi con il sentimento di chi vi partecipa realmente; informa su caratteristiche ambientali, usanze, riti, culture, con particolari ineccepibili. Attraverso l’avvincente racconto della vita terrena del Redentore, ricca di discorsi e di dialoghi, illustra tutta la dottrina del cristianesimo conforme all’or­todossia cattolica.
Maria Valtorta stese quest’opera dal 1944 al 1947. Alcuni degli ulti­mi episodi sono del 1951.
Non sempre procedeva secondo l’ordine narrativo. A volte, per contin­genti esigenze spirituali, doveva scrivere uno o più episodi fuori dalla tra­ma, e in seguito Gesù stesso le indicava dove andavano inseriti. Nonostan­te la sporadica discontinuità nella stesura e nonostante l’assoluta mancanza di schemi preparatori, sia scritti che mentali, l’opera ha una struttura perfettamente organica dall’inizio alla fine.

Per giunta, Maria Valtorta la intercalava con pagine di vari argomenti, cominciate a scrivere nel 1943 (appena ultimata l’Autobiografia) e proseguite negli anni successivi fino al 1950. Esse hanno dato corpo alle ope­re minori, che sono pubblicate in cinque volumi, oltre a quello dell’Auto­biografia. Tre volumi - intitolati rispettivamente I quaderni del 1943, I quaderni del 1944 e I quaderni del 1945-1950 - raccolgono una miscel­lanea di scritti su temi ascetici, biblici, dottrinali, di cronaca autobiografi­ca, nonché descrizioni di scene evangeliche e di martirio dei primi cristia­ni. Un volume, intitolato Libro di Azaria, offre commenti ai testi (esclusi quelli del Vangelo) del messale festivo. L’ultimo volume è quello delle Le­zioni sull’Epistola di Paolo ai Romani. Altri scritti sparsi, rimasti inediti per lunghi anni, sono stati raccolti e pubblicati sotto il titolo Quadernetti. È stata anche iniziata la pubblicazione dell’epistolario con le Lettere a Mons. Carinci.

Epilogo


Finita quasi di scrivere l’opera maggiore - quella che è pubblicata in dieci volumi dal titolo "L’Evangelo come mi è stato rivelato" - Maria Val­torta fu presa dalla nostalgia del suo Signore, pensando di non doverlo più vedere. Ma Egli venne a consolarla con una promessa: «Io sempre verrò. E per te sola. E sarà ancora più dolce perché sarò tutto per te... ti porterò più su, nelle pure sfere della pura contemplazione... D’ora in poi contemplerai soltanto... ti smemorerò del mondo nel mio amore». Era il 14 marzo 1947, giorno del suo 50° compleanno.

Appena un mese dopo, il 18 aprile, in una delle sue lettere alla mamma spirituale (la claustrata carmelitana Madre Teresa Maria) ella confidava di avere offerto a Dio perfino l’intelletto.
Sta di fatto che, a partire dal 1956, Maria iniziò a dare segni di un distacco psichico, che gradualmente diventava, negli anni successivi, incomunicabilità, dolce apatia, abbandono totale, ma che non fece mai smorzare sul suo viso la vivezza dello sguardo o alterare la serenità dell’espressione, senza peraltro far trapelare i dolori che ancora dovevano tormentarla.

Fin dal 12 settembre 1944 Gesù le aveva predetto una morte estatica: «Come sarai felice quando ti accorgerai di essere nel mio mondo per sempre e d’esservi venuta, dal povero mondo, senza neppure essertene accorta, passando da una visione alla realtà, come un piccolo che sogna la mamma e che si sveglia con la mamma che lo stringe al cuore. Così Io farò con te».
Si spense la mattina di giovedì 12 ottobre 1961, come ubbidendo alla parola del sacerdote che le recitava la preghiera per gli agonizzanti: «Parti, anima cristiana, da questo mondo». Aveva 64 anni di età ed era in letto da 27 anni e mezzo.

Dodici anni dopo, il 2 luglio 1973, i resti mortali di Maria Valtorta, traslati dal Camposanto della Misericordia in Viareggio, furono tumulati a Firenze, nella cappella del Capitolo al Chiostro grande della Basilica della Ss. Annunziata.

La diffusione dell’Opera di Maria Valtorta, tradotta in molte lingue, non si è mai interrotta e produce, in ogni parte del mondo, incalcolabili frutti di bene spirituale.
La casa in cui ella visse, a Viareggio, e la sua tomba a Firenze sono visitate con discrezione dai lettori, devoti e grati, dei suoi scritti.


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